Certo che coraggio, sto coglione…Gia’ dovrebbe stare a farsi le foto con le sue zanzare sul palco della Fao. Ma che je dice la testa. Pe na scopata, dovemo fa na figuraccia. Che poi vojo di’, se semo pure dovuti ferma’ in farmacia. Non j’aregge la pompa. Oddio! Mia suocera!! Stara’ a rientra’ a casa. Famme nasconde. E’ peggio de n’erpes sotto il labbro. Fastidiosa ed irritante, che te vorresti gratta’, ma sai che non puoi. Scampata…Certo che sta donna “e chi l’ammazza”…Eccolo finalmente. Speriamo non ha incontrato mia suocera per le scale, quella abita al primo piano. Oddio, dalla faccia e dalla scompostezza, credo proprio abbia assaporato l’alituccio al mentolo della “strega”:“Io l’aglio me lo mangio perche’ la dottoressa m’ha detto che me fa bene al cuore, alle ossa e alla circolazione. Io a st’eta’ so tutta dolorante.”

“Don Caloggeno, buon..”Presto! Presto! Stiamo in ritardo. Sbrigati”…giorno.” “Cazzo fai, mi guaddi mentre mi allaccio i pantaloni?”..”Dai! Attacca sta sirena”…”Pronto, ciaaao sono Don, tutto bene?…Sono pronti?Me li hai mandati tutti e dodici?..Non mi far fare figuracce..Se no poi dicono, guarda quel coglione del ministro dell’Agropuntura, manco un leccaculo c’ha? Manco un po’ di stile, di autorita’? …Mi raccomando voglio che si azzittiscano tutti…e poi gli faccio: Baciate le mani!ahahahahah…Che poi stamattina, non e’ entrata la……?quanto puzza!”

“Se l’umanità vuole vincere la sfida di nutrire la popolazione mondiale oggi e nel 2050 quando raggiungerà i 9 miliardi, è necessario investire nelle donne, perché esse hanno un ruolo chiave nella lotta contro la fame.

Conferire alle donne più potere in termini di opportunità e strumenti, è di fondamentale importanza per velocizzare il percorso verso lo sviluppo, la sicurezza alimentare e una nutrizione più salutare”, tuona Michelle Bachelet, con l’importanza che solo il suo nome e’ degno del tonfo di un fulmine. Applausi scroscianti. Le dichiarazioni si susseguono e diciamo che tutte sono nella normalita’…”C’é bisogno che i paesi ricchi facciano maggiori investimenti.Aprano i loro mercati….”

Ma il nostro ministro dell’Agropuntura non c’e’. Senza parole. Mi trovo nel bagno, chiosando sul discorso di Franco Fialdini., in un’orchestra di infrangersi di gocce..Ad un tratto entra un signore in frack, con un papillon bordo’. Vistosamente brutto. Capelli grigi, lineamenti duri, quasi austriaci. Che uscieri hanno alla Fao, elegantissimi.

Di corsa per i corridoi immoquettati e puzzolenti dello stantio della stessa moquette, ci precipitiamo nella camera del congresso. Se ne e’ portati 12 davero. Si aggiusta ‘a chioma. Passa disinvolto e senza nessun minimo di pudore davanti le prime file. Lui si siede davanti i riflettori. Sistema il microfono e mette gli invisibili occhiali, della menefreghista maschera dell’interessato. Io mi sistemo dietro la colonna, insieme agli altri. Se la tira manco fosse il presidente dell’America, quello abbronzato…

E’ arrivato finalmente..Tocca a Don Caloggeno. Fammi sentire un po’ che dice sta testa di limone..Tre applausi ad aprire il suo discorso, senza contare quello dei dodici che si e’ portato dietro…Ma quanti ne sono…manco la scorta di Bono al confine con gli irlandesi del Nord…Ma certo che questo ha proprio una “faccia tosta”, tanto quanto il prodotto piu’ fetido e puzzolente della stitichezza…

Non lo hanno manco applaudito…ben gli sta! Stamattina mi ha fatto aspettare tre quarti d’ora. Appena mi fa un cenno mi ha detto che ce ne andiamo. Tanto pure Faccettamanno e Fialdini se ne sono andati. E’ come se uno se ne va prima della torta a un matrimonio. Ma io non lo so. Mo ce sta un tipo che suona la chitara. “…Mister Marcos Vinicius, fondatore dell’Accademia della Chitarra…”. Me cojoni!! Ma guarda sto tipo, sara’ pure bravo, ma er frack e il papillon bordo’, te prego! Ma chi sei..er maggiordomo?

BiBi’..BiBii’…Cazzo il cellulare… “Mario, io ho un altro…ti lascio. Ho fatto le valigie e gia’ sono a casa di mamma da stamattina all’alba. Manco ieri sera sei rientrato. Appena puoi vieni qua. Elena”

Ma quale usciere, dovevo accorgermi, che fosse una sgocciolata in “si bemolle”.

 

 

GIOVANNI MARIA LEPORI