In tempi in cui assistiamo al moltiplicarsi di trasmissioni nostrane e format televisivi improntati sull’arte culinaria, combattuti a colpi di audience e coltelli, il regista Daniel Cohen – con l’ausilio di Jean Reno che alle spalle 20 anni di successi da “Le dernier combat”, passando per “Nikita” (90), “Leon” (94) che lo ha sdoganato definitivamente dalla Francia e da un certo modo di fare cinema alla Luc Besson, poi “Mission Impossible” (96) e “Ronin” (98) con De Niro-  è pronto a servire in tavola la sua ultima fatica: CHEF, che uscirà nelle sale italiane il prossimo venerdì 22 giugno.

Il giovane trentenne Michael Youn, forte della popolarità data dal piccolo schermo – è infatti volto e voce nota in Francia come conduttore radiofonico e televisivo di impronta umoristica, da qualche anno prestato al cinema -è Jacky, esilarante per i suoi tempi comici e travestimenti ad arte, con trascorsi da bistrot per clienti veloci ed incompetenti e di cuoco per la mensa di una casa di riposo, il quale sogna invece di diventare un grande chef.

Fondamentale sarà l’incontro con Alexandre, chef di fama, ma ora in calo di ispirazione che si trasformerà nel suo mentore, nonché compagno di gag e siparietti da situation comedy anche se poco convincenti.

Decisamente una sceneggiatura in agrodolce, con situazioni sentimentali poco piccantine, una regia insapore, ma spontanea, poco condita, poco speziata e poco amalgamata, ma dal risultato nell’ insieme gradevole.

Il film si erge ad una sua morale. Un passaggio di testimone dal grande chef allo chef in erba.

Per Jean Renò “i giovani hanno bisogno dell’esperienza degli anziani i quali  a loro volta hanno bisogno dell’energia dei giovani e delle loro capacità di rimettere in discussione le cose”.

Gran bella ricetta di vita,  e ben venga se esce dalla cucina di uno dei più grandi CHEF del mondo!

A cura di Monica Refe