Negli ultimi anni ci era sembrato che fosse la Francia ad esibire, più di ogni altro paese, un cinema in cui la commistione di generi si facesse portavoce di determinate tensioni sociali, seppur con esiti alterni e solo in certi casi pienamente convincenti. Gli esempi che ci vengono in mente sono La Horde coi suoi zombi alla conquista dei quartieri proletari, di cui ci era piaciuta più l’idea che la realizzazione, ed il più incisivo Frontiers di Xavier Gens, nel quale una rilettura giustamente truculenta del classico Non aprite quella porta veniva a fondersi sia con la rabbia sociale delle banlieue che con la minaccia rappresentata da vecchie e nuove destre europee. Passando di rabbia in rabbia, uno dei film che ci sono più istintivamente piaciuti all’ultima edizione del Future Film Festival è senza dubbio Attack the Block di Joe Cornish. Nel film sembra quasi che sull’humus culturale tipico delle opere di un Ken Loach o di una Antonia Bird abbia attecchito, in maniera virulenta, l’elemento fantastico: l’autore, del resto, è qui al debutto nel lungometraggio (sempre scritto da lui), ma come sceneggiatore si era già messo in luce collaborando con la Marvel Studios per The Astonishing Ant Man e con Spielberg per Le avventure di Tintin: Il segreto dell’Unicorno. In Attack the Block l’incipit sembrerebbe mettere in gioco elementi cari al cinema britannico socialmente impegnato, con una gang di bulli di periferia, tutti adolescenti, che nei suburbs londinesi deruba una giovane infermiera, per poi quasi pentirsi di aver aggredito una poveraccia come loro. Ne deriva un corollario di incontri con lo spacciatore di zona e di incursioni degli sbirri nel “ghetto”, in seguito alla denuncia della donna. Ma tutto ciò è già passato in secondo piano. Sì, perché nel frattempo è cominciata un’autentica pioggia di alieni. Quelle strane cose piombate giù dal cielo, che all’inizio sembravano meteoriti, si sono infatti rivelate creature un po’ primitive, forse, ma dotate di una indubbia aggressività; ed è un’aggressività in qualche modo stimolata dal fatto che il primo ospite spaziale sceso a terra era stato subito intercettato ed eliminato dal capo della piccola gang, di cui sopra. Saranno quindi i teppistelli del quartiere, con una robusta dose di musica rap in sottofondo ed il buon ritmo impresso all’azione da Cornish, promettentissimo cineasta, ad intraprendere una feroce battaglia con l’orda degli aggressori alieni. Non tanto per difendere l’umanità, non tanto per difendere Londra, ma per difendere in primo luogo il “block” e cioè quei caseggiati poveri che costituiscono il loro territorio, il loro spazio vitale. Uno spazio in cui le stesse forze di polizia intervenute a ripristinare l’ordine possono apparire come gli “alieni”.