The Pier
Nel setacciare gli eventi che hanno reso così ricca la quinta edizione dell’Irish Film Festa, un posto speciale spetta alle proiezioni che hanno visto interagire col pubblico cineasti e altri ospiti della manifestazione: dagli aneddoti del documentarista italiano Alessandro Negrini, autore di Paradiso, alla memorabile intervista con Stephen Rea realizzata dalla direttrice artistica Susanna Pellis subito dopo Butcher Boy, capolavoro di Neil Jordan ripescato per l’occasione; dall’incredibile lezione di cinema del giovane cineasta James Fair, la cui troupe ha saputo realizzare un film come The Ballad of Des & Mo in sole 72 ore, fino all’incontro con Gerard Hurley. Quest’ultimo ha incontrato il pubblico domenica 4 dicembre, giorno in cui si presentava il suo The Pier, lungometraggio indipendente e dal budget piuttosto contenuto in cui l’artista irlandese si è brillantemente disimpegnato sia come regista che come interprete principale.
Di Gerard Hurley colpisce da subito l’aria riservata, un po’ malinconica, quasi impressa nel sorriso garbatamente ironico e distaccato, tutti cenni di un carattere riflessivo e in fin dei conti introverso che sembra in parte coincidere con quello del personaggio da lui portato sullo schermo: il nostro Gerard in The Pier è Jack McCarthy, irlandese di mezza età emigrato in America tra mille difficoltà economiche e richiamato poi nella contea di Cork con l’inganno, da parte di un padre ormai malato ma apparentemente restio a smussare gli atteggiamenti dispotici e autoritari del proprio carattere. In tutto ciò, oltre a dover ricostruire un rapporto difficile col padre, il nostro Jack resta immediatamente folgorato dall’incontro con una bella connazionale, anche lei residente a New York, ma di passaggio nello stesso paesino irlandese di cui entrambi sono originari. Di per sé The Pier non è un film eccezionale, sconta senz’altro la geometricità e l’esiguità della trama, il carattere a tratti prevedibile di certe soluzioni narrative. Ma al tempo stesso il lavoro cinematografico di Gerard Hurley si impreziosisce di momenti magici, intimisti, sofferti, capaci quindi di comunicare emozioni sincere allo spettatore, sia grazie alla capacità dell’autore di legare i sentimenti dei personaggi al paesaggio circostante, sia per la particolare bravura degli attori nell’interagire tra loro. Giova ricordare che accanto a Gerard recitano due figure leggendarie del cinema mondiale, la sempre deliziosa Lili Taylor, americana, e il gallese Karl Johnson, che qualcuno riconoscerà quale interprete di Wittgenstein e di molti altri capolavori.