“Gli ho rotto tre costole con un gancio sinistro. Il braccio, gliel’ho rotto con una ginocchiata, si è spezzato come una baquet della Sma…frattura multipla di tarso e metatarso…quella, gliel’ho fatta con il crick di quella macchina di merda, che noi e altri 62 milioni di fessi, gliel’abbiamo pagata per rappresentarci nel mondo…Rotto in culo!…glielo urlavo mentre li foravo le cavità oculari con il cacciavite, del cassettino nel vano bagagli, ATTREZZI DI BORDO sempre di quella macchina blu, tendente al marrone, tendente all’ocra…Si scopava mia moglie…ferita lacero-contusa in pieno volto, alla Joker …io gli facevo da schiavo per non essere licenziato, mi mandava a prendere trans, puttane, cocaina, champagne, mazzette…per scoparsi mia moglie negli hotel dove fuori, il sottoscritto Povero Stronzo, aspettava…Stava accasciato per terra, in una pozza di sangue…non riusciva manco più ad urlare…annaspava nel suo sgorgare…Hai capito perchè mi hanno messo dentro?”…

 

“Hai fatto bene Mario..Uno in Italia non è più libero di farsi girare le palle manco quando si scopano sua moglie!..”tuonò Cielo Gajardo, 26 anni, laureato in ingegneria informatica, truffatore e compagno di cella dell’ autista del Ministro dell’Agropuntura, Don Pippo Calogggeno..

“Quando ho capito che la mattina prima del congresso della Frao, quel lurido stava da mia suocera perchè lo aspettava la Troia malefica, il puzzle era completo..Non c’ho visto più!..sapevo che gliel’aveva data per farmi entrare come autista..ma non immaginavo ci riandasse”..Intanto  una voce elettrica e fredda ci invitava ad uscire dai “fossi” in fila indiana…Cella numero 2456…..Sempre lo stesso citofono, ci ordinava di proseguire lungo il percorso di uscita…Ci trasferiscono “IN VIA TEMPORANEA IN UN ALTRO CARCERE DI MASSIMA SICUREZZA. CAUSA OPERAZIONE BONIFICA RATTI DI TUTTA L’AREA F…” quella assegnata al mio numero di cella…“SEGUITE IL PERCORSO DI USCITA!”..Ci tastano le tonzille non per via orale, cercano lame tra i capelli e coltelli tra i denti..Il peso delle catene ti fa strisciare i piedi ed è qualcosa di logorante, più pesante della tua coscienza..

Il pullman della Polizia Penitenziaria era guidato da Antonio Stecca, un servitore dello Stato e del vino…Oggi è stato richiamato dal Direttore per il suo solito e sanguigno vizietto:”Tonino, allora questa è l’ultima chance…Sappi che dopo il quarto RI-CHIA-MO VAI A CASA!”…Tonino “La Stecca” così soprannominato sin da piccolo, per grazie concesse dal Divino sarto, tanto lunghe, che il sotto non lasciò più spazio al sopra. Saldo e unto alla guida del camion superblindato antimina, ringhiava sospiri alcolici dal retrogusto pungente di anice. Il fetore aveva invaso tutto il blindato. Il ringhiare di Tonino aumentò vertiginosamente, il suo volto era riempito dalle smorfie sofferte e stizzito come da scariche elettriche, fuori controllo, accelerava con tutto il  peso del corpo, quando oscillando, si lanciava di testa oltre il volante. Ebbe una crisi epilettica data dal diabete incallito e dal litro di vino rosso con due Procaptan dentro, a fare da pesche. Il Blindato si sfracellò frontalmente contro i muri di cemento a protezione del cantiere per la Tav. Tonino, aveva centrato in pieno, con il musone del pullman, l’omino nero con la pala su sfondo triangolare giallo, che invitava severamente di non oltrepassare quella linea gialla.

 

Venni sputato fuori da un ammasso di lamiere vive e carni metalliche come se fossi il nocciolo di oliva che ti stringe la gola e di cui te ne vuoi liberare, pena la tua vita. Avevo perso i sensi, fui riportato alla luce dal calore delle fiamme che sovrastavano il cielo…Ero vivo, l’unico sopravvissuto, l’unico seduto al centro dell’ultima fila, l’unico a cui i ganci delle catene erano saltati fuori binario spezzandosi all’urto, l’unico a cui Dio gli ha dato un’altra possibilità, l’unico che dopo esser stato vomitato fuori dall’inferno, non presentava nemmeno un graffio…Bruciarono tutti, dal secondino a Cielo, non rimase che cenere…Io li viddi bruciare, sfinito, troppo triste per poter piangere, e contento da potermi sentire vivo, ma libero da poter correre sul Treno Merci Fluixad, direzione Roma.

“IL TRENO F45623, AL BINARIO 25 E’ IN RITARDO DI 33 MINUTI…”..Ho trovato un cappello da indossare e uno da usare come salvadanaio, posato a terra, rivolto verso la pena e il riconoscimento dei passanti…Raccolgo le compassionevoli offerte e cambio zona…Ci sono troppi Carabinieri, tutti i giornali parlano di noi…Ero seduto sulle dichiarazioni del Direttore del mio carcere, che affermava con fermezza…”Tutti defunti!”..Bravo Ponzio Pilato!!…Non ho più un’identità, ma almeno sono libero. Salgo sul 19. Forse sono le 7. Mi chiamerò Mariano Bianchi. Sono un uomo nuovo. Non mi lavo da innumerevoli giorni, puzzo come un barbone, anzi, visti li stracci che porto addosso lo sono a tutti gli effetti…Non importa, sono libero…e non piscio da due giorni…

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GIOVANNI MARIA LEPORI