angiolo-pellegriniContinuano gli incontri con esponenti della legalità per capire come arginare le mafia e i danni devastanti contro l’Italia. Insieme a SOS Impresa e al dirigente nazionale Antonio Anile, molti temi sono stati affrontati e sviscerati, soprattutto legati al fenomeno usura. Questa settimana è intervenuto il generale Angiolo Pellegrini,generale dei carabinieri in pensione e uno dei massimi esperti nella lotta contro le mafie. Ha conosciuto Falcone e Borsellino,collaborando con loro e studiando il fenomeno mafioso e la ragnatela di “affiliazioni” iniziata già in quegli anni.

Il Generale traccia un quadro e un ritratto di Falcone e Borsellino, una sua frase mi è rimasta impressa: “Giovanni Falcone aveva un solo unico e grande amico,era Borsellino”. Questo spiega il perché i veri eroi sono sempre “soli”. Spesso in televisione, sui media impazzano figure, mezze figure, tanti quaquaraquà che si lustrano l’abito con la seguente affermazione: “ero grande amico di Falcone e Borsellino”.

Gli eroi sono sempre uomini soli e danno fastidio al potere perché sono incorruttibili e il loro modo di pensare è diverso:sono uomini liberi, abbracciano nel loro senso del dovere la collettività,sono attratti dal costante continuo miglioramento della società e non dalla loro posizione personale, sono disposti a sacrificare la loro vita per il bene comune, per le loro idee. Falcone e Borsellino forse sono stati gli ultimi veri grandi eroi di questo paese e gli ultimi veri grandi magistrati antimafia. Il Generale parla della lotta alle mafie e del suo impegno personale come uomo delle istituzioni e di come in quegli anni si incontrassero i cosiddetti “uomini d’onore” in qualità di “informatori”. Parla anche della trattativa Stato Mafia e di come la mafia “si combatte quando è in silenzio, perché proprio in quei periodi agisce per espandersi a macchia d’olio”. Il Generale Pellegrini dice anche: “in quegli anni la mafia era già presente con infiltrazioni al nord Italia, in Canada”. Con il generale parliamo della situazione attuale e una sua frase mette i brividi: “logge massoniche deviate, mafie, politica, imprenditori, manager, insieme per un patto criminale contro il paese e la legalità, occupando posizioni di potere. La mafia senza la politica non potrebbe espandersi in questo modo.

Oggi i mafiosi sono uomini addestrati al potere: laureati, parlano più lingue,con master negli Stati Uniti. E’ finito il periodo del mafioso con la coppola”. Sentirlo da un Generale dei carabinieri ha un sapore e una visione diversa. La mafia ha scalato il muro e oggi è difficile capire chi è mafioso, quindi: politici, magistrati, manager, funzionari pubblici, forse dell’ordine ( spesso con parecchie stellette), commercialisti, avvocati, funzionari di banca, e tanto altro, rappresentano l’antistato e sono diventati invisibili agli occhi della legalità. Il Generale è stato accantonato dopo il pensionamento. Eppure proprio uomini come lui potrebbero aiutare lo “Stato legale” a riconosce e combattere contro lo “ Stato mafioso”.
Ma esiste ancora in politica “lo Stato legale?”.
Il generale ha indicato alcune linee guida per allontanare i giovani dalle mafie utilizzando proprio i beni loro sequestrati, verrà ascoltato?
Un altro tema è stato sfiorato e riguarda l’espansione della mafia con alleanze significative in alcuni paesi africani, in particolare la Tunisia, per il traffico di organi, laboratori per il taglio della droga. Bambini e non solo, rapiti, cui vengono prelevati organi e poi portati in cliniche ben precise per il trapianto.

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