sabato 3 e domenica 4 novembre Teatro Vascello ore 21.00

una produzione Compagnia del Sole
con il sostegno produttivo Mittelfest 2011 e Comune di Bari

di Lars Norèn
traduzione Annuska Palme Sanavio
con Francesco Acquaroli e Antonella Attili
e con Pietro Faiella, Cristina Spina, Ornella Lorenzano

regia Marinella Anaclerio
scene Pino Pipoli
disegno luci Pasquale Mari
costumi Stefania Cempini
regista assistente Alberto Bellandi
scenografo assistente Marta Marrone
assistenti alla regia Marta Genovese Federica Sandrin
foto Giambalvo &Napolitano
organizzazione Caterina Wierdis

“Dove fanno il deserto, quello chiamano pace”  

Tacito De vita et moribus Iulii Agricolae

Marinella Anaclerio sceglie uno degli autori teatrali contemporanei più rappresentati, lo svedese Lars Norèn per mettere in scena una Guerra – che è in realtà un dopoguerra – atroce ma non priva di speranze per quell’umanità che anche dalla caduta più distruttiva si può rialzare.

Tutto è già successo, nel senso che la guerra è finita. Almeno quella con le armi. E la storia prende l’avvio  in modo piano: una giornata qualsiasi di una famiglia sopravvissuta ad una guerra civile (Bosnia? Kossovo? Cecenia?) che cerca di capire da dove e come ricominciare. Madre e due ragazzine, padre soldato disperso, azioni quotidiane. All’improvviso il padre non più atteso appare al cancello ……….

Con la precisione di un entomologo Norèn procede ad analizzare tutte le ferite che i soldati riportano a casa come medaglie indelebili, dove la cecità del reduce è forse il male minore. Danni collaterali, è la definizione laconica con cui si licenzia tutto ciò che resta e spesso non ha voce. Difficilmente interessa a qualcuno la pace che segue. Il carrozzone dei media è andato altrove. C'è Elettra, c'è Edipo, ci sono Egisto e Clitennestra. Eppure qualcosa di vitale è rimasto. La sorella minore, vitale e ostinata, si innalza sempre più determinata e consapevole del suo diritto al futuro, una luce brilla nei suoi occhi in un finale commovente e catartico. Anche dal punto più basso, dalla caduta più rovinosa ci si può rialzare. E dimenticare la vendetta. Questa famiglia (ancora una famiglia!) sembra un'aiuola malandata ma pur sempre viva, e Norèn riesce  a dare forma e forza poetica all'orrore di cui tutti siamo potenziali portatori.

Pubblicato da Irene Giarracca

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