Continua “La rassegna che non si rassegna” al SPMT di Testaccio
Dopo il successo delle passate edizioni, che, con una media di 25 eventi in programmazione nel periodo novembre/maggio, hanno visto una sempre più vasta partecipazione di pubblico e di consensi, è tornato l’appuntamento settimanale più irriverente e abrasivo della capitale dedicato al mondo delle espressioni artistiche più disparate, il jazz, l’improvvisazione, la musica contemporanea, l’arte visuale, la sperimentazione, le connessioni in genere.
La prima sezione della stagione è iniziata il 4 novembre e proseguirà fino al 16 dicembre, tutti i giovedì alle ore 21,30 con performance, assolutamente da non perdere!
Il progetto, si sviluppa, appunto, ogni giovedì presso la sala concerti, Sala Mangiatoia, della SPMT, Scuola popolare di musica di Testaccio, all’ex mattatoio di Roma, Area MACRO Future, e darà vita ad un avvenimento unico e di grande suggestione, slegato dalle rigide leggi del mercato discografico, e attento esclusivamente alla vitalità del progetto. Piccole formazioni provenienti da tutto il mondo, recital solitari, inediti connubi e molto altro ancora, si daranno il cambio per tutto l’inverno stravolgendo con le loro performance, assolutamente uniche, le notti romane.
Il progetto COSE, totalmente autofinanziato, continua la sua avventura grazie alle strutture che lo sostengono: Associazione Controchiave, Live Sound Development, Scuola Popolare di Musica di Testaccio e Centro di Cultura Sperimentale Rialto.
Il prossimo appuntamento previsto è quello del 2 dicembre con il progetto “Arunchala. A Sketch of India, con Eugenio Colombo, ance, Luigi Bozzolan, pianoforte, Ettore Fioravanti, batteria,
Salvatore Piscicelli, mixer video e Carla Apuzzo, riprese live.
A partire dagli anni Sessanta, per una o due generazioni di europei e americani, il viaggio in India ha rappresentato la ricerca di una sorta di “altrove” fondativo, di una terra madre perduta e da ritrovare, un miraggio concreto e aleatorio al tempo stesso. In questi anni il mito resiste e continua ad agire, magari sotterraneamente. Questa performance video-musicale è dedicata a uno dei luoghi più sacri e fondativi della mitologia religiosa indiana. Siamo nella città di Tiruvannamalai, nel sud, in una zona dell’interno piuttosto arida. Qui sorge una montagna di circa 800 metri, Arunachala, simbolo di Shiva, la montagna sacra per definizione, ombelico del mondo. Nei pleniluni folle di fedeli compiono la deambulazione rituale intorno alla montagna (in senso orario, tenendo la
montagna a destra) detta pradakshina. Le immagini che presentano non hanno alcuna pretesa documentaria. Sono appunti visivi, schizzi, impressioni, suggestioni e conservano il carattere onirico e stupefatto della loro visione di un’India così lontana e insieme così prossima alla nostra anima; a conclusione è una veloce ma iterata videopradakshina nella quale, sotto il profilo costantemente presente della montagna sacra, scorrono le tracce di vita di un’India eterna e perennemente cangiante. La musica non deve nulla all’India, a dimostrazione del fatto che la forza del mito è tale perché può essere letta e attraversata da molti, anche estranei, punti di vista.