Foibe: il giorno dell’amnesia
Monti ha scelto il giorno del ricordo delle foibe per fare una passeggiata a Wall Street, così da evitarsi di partecipare a qualsiasi celebrazione. A causa del maltempo atmosferico – ma soprattutto del maltempo politico – quest’anno le Foibe sono tornate ad essere un simbolo di identità negata solo per alcune minoranze, tornate ad essere marginalizzate e tollerate a stento. Un ricordo dei familiari dei 300mila esuli, scappati dalla pulizia etnica del Compagno Broz Tito e trasportati attraverso l’Italia chiusi in treni che saltavano le fermate perché l’allora potentissimo Pc aveva mobilitato migliaia di militanti per insultare i profughi e impedire che fossero rifocillati. Secondo l’Italia di Togliatti, chi scappava dalla slavizzazione era un traditore della causa socialista. O un pazzo che rifiutava l’opportunità – sognata da milioni di compagni italiani – di vivere sotto il giogo comunista. Il 10 febbraio è tornato ad essere un giorno celebrato quasi solo a destra e nelle città dove forte è la presenza dei discendenti delle vittime. La nuova Italia ha voltato le spalle ai martiri che scelsero la morte pur di restare italiani. Non dovrebbe stupirci. La fine del governo di centrodestra ha riaperto le gabbie della faziosità italiana più infame. Ieri c’è chi, in scuole e università, ha organizzato persino party con prodotti jugoslavi per festeggiare le imprese di Tito.
Per non parlare dei negazionisti, prima fra tutte la storica partigiana che ha partecipato alla trasmissione di Bruno Vespa in ricordo dei martiri delle foibe, che sostiene che le vittime fossero qualche centinaia, un numero abbastanza riduttivo in confronto alla vera cifra stimata intorno alle 10mila. Oggi più di ieri dovremmo ricordare chi non tradì mai la sua appartenenza ad un popolo, chi, per il solo fatto di essere italiano, fu gettato nelle foibe. Ricordare la verità venire anch’essa infoibata per più di mezzo secolo. Ricordare chi, come Norma Cossetto, veniva seviziata e violentata, prima di finire ancora viva dentro le voragine carsiche. Ricordare chi negli anni ’40 sacrificò la vita nell’impresa di difendere le sue terre… ma ricordare soprattutto che non esistono genocidi più famosi di altri, ogni crimine e le relative atrocità devono essere ricordate sempre, soprattutto le tragedie che a noi italiani riguardano in prima persona, scindendo per una volta i colori politici da quelli del nostro popolo.