Dal 14 giugno allMulas_Atlante_olio su tavola_2013’8 settembre 2013 il Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese, ospita la mostra “Franco Mulas. S-paesaggi. Opere dal 1980 al 2013”; pittore romano, classe ’38, nel 1989 riceve il Premio “Presidente della Repubblica” per la pittura dell’Accademia Nazionale di San Luca, la sua produzione artistica è un susseguirsi di periodi che si inaugura con il ciclo “Week-end” del 1967-1968, per seguire poi con “Occidente”, “Le Pitture Nere” 1971-1972, “Itinerari” 1973-1974 , “Identikit” 1978, “L’Albero Rosso di Mondrian” 1979-1981, “Finzioni” 1980-1989, “Big-Burg” 1990-1991, “Schegge” 1998-2010 e finire con l’ultimo ciclo “Spaesaggi” (2011-2013) che verrà esposto al pubblico per la prima volta proprio in questa personale del Museo Bilotti .

Con un titolo che rimanda espressamente al senso delle parole “paesaggio” e “spaesamento”, la mostra si compone di quarantacinque oli su tavola, di grandi e medie dimensioni, a testimonianza dello sguardo sul mondo e della pratica artistica di un “modernissimo pittore all’antica”.
Opere in cui il colore è protagonista assoluto e in cui domina un virtuosismo straordinario, che non è mai fine a se stesso bensì sapientemente utilizzato allo scopo di sollecitare le coscienze e smuovere gli equilibri, contro la passività e l’omologazione.

Franco Mulas, nel corso degli ultimi cinquanta anni, dimostrando una pervicace autonomia culturale, ha riconosciuto come legittimi tre soli punti di riferimento assoluti: l’amore per la pittura, l’attenzione alla società e l’intelligenza critica. Qualità connotanti di tutta la sua carriera, come dimostrano le opere storiche che rappresentano il prologo di questa mostra: Albero rosso di Mondrian, Montagna d’acqua, Stalagmiti, Big-burg e Ninfee.

Tramite il breve spezzone di storia simbolicamente racchiuso nella teoria di questi dipinti si giunge, attraversando le splendide sale del Museo Bilotti, alla grande esplosione di creatività del ciclo delle Schegge e alla stagione ultima di S-paesaggi che dà il nome alla mostra. Frammenti di paesaggi drammatici e spaesanti rispetto a qualsiasi ipotesi di conciliazione con un presente, di cui questo grande pittore denuncia la disumanizzante disgregazione.
«Per raccontare il dramma del paesaggio – parole di Mulas – uso delle nuance di colore impensabili ai tempi dei grandi pittori di natura di fine Ottocento, ma che un bambino di oggi che passa ore davanti al computer o alla televisione, percepisce come naturali».banner

L’artista non dipinge case, prati, montagne, fiumi o ponti, cartelli pubblicitari, campi di calcio, marchi di fabbrica, oggetti di consumo, figure, immagini digitali accattivanti o ripugnanti. Non dipinge queste cose, ma tutte queste cose, ugualmente, sono dentro la sua pittura che raccoglie in sé la forza e la velocità del gesto, centrifugando gli elementi costitutivi di una realtà natural-tecnologica che tende verso l’autodistruzione. Per questo Mulas parla di “dramma del paesaggio”. Perché in esso c’è, “riassunta” metaforicamente, la crisi profonda del nostro tempo.
Mostra a cura di Roberto Gramoccia e con testi di Roberto Gramiccia, Walter Pedullà, Claudio Strinati.
Da martedì a venerdì: dalle ore 13.00 alle ore 19.00
Il sabato e la domenica: dalle ore 10.00 alle ore 19.00
Intero € 6,50; Ridotto € 5,50