Napolitano non è solo il cognome di uno degli uomini più in vista sulla scena politica italiana, ma anche quello di uno dei più grandi artigiani del mondo.
Mario Napolitano, attuale Presidente della Federazione Mondiale dei Maestri Sarti, si accosta all’artigianato alla tenera età di 8 anni grazie all’appoggio dello zio paterno che lo introduce ai segreti del mestiere. All’età di 15 anni, a seguito dell’emigrazione dello zio, il giovane sarto decide di partire alla volta della Capitale. Pur sprovvisto dell’appoggio familiare insegue il suo sogno e ancora una volta con il sostegno dello zio viene accolto in un laboratorio artigianale romano.

Lungo sarà il suo apprendistato e molteplici le boutique per le quali presterà la sua opera, fino al 1960, quando aprirà il primo atelier; ancora oggi situato nel cuore dell’Eur.
Nel 1993 riceve la nomina di Vicepresidente dell’Accademia Nazionale dei Sartori, e nel 1997 ne diventa Presidente, nonché membro del direttivo della Federazione Mondiale dei Maestri Sarti.
Viene chiesto il suo coinvolgimento per portare in tour la collezione dell’Accademia italiana che arriverà prima in Spagna, poi in Svizzera e infine a Parigi. La sua determinazione e professionalità saranno riconosciute con la nomina alla Presidenza della Federazione Mondiale dei Maestri Sarti nel 2003.

La sartoria italiana è famosa in tutto il mondo, ovunque se ne riconosce e apprezza lo stile, anche se purtroppo nel corso degli ultimi decenni il mercato ha privilegiato altri ambiti lasciando indietro uno dei più importanti settori del Made in Italy. L’arte sartoria è parte del nostro patrimonio storico, di questo è ben consapevole l’Accademia, che negli ultimi anni si è prodigata per il sostegno alle nuove generazioni. In proposito ha dichiarato il Presidente: “i giovani aspiranti talvolta perdono di vista il necessario percorso da intraprendere per diventare veri professionisti; quello che più conta è la pratica in laboratorio, non si può essere grandi stilisti senza l’ausilio di artigiani preparati e professionali”.

Nel corso del secolo l’emigrazione ha portato con sé anche l’arte sartoria italiana, consentendo al mondo di apprezzarne lo stile e la raffinatezza, ed è anche grazie a questi artigiani che il nostro Paese può vantare ancora oggi un primato nel settore, come conferma anche Mario Napolitano: “Nel 2002 in occasione di una mostra organizzata in collaborazione con il Governo cinese e la Camera di Commercio di Roma sono stato invitato insieme ad una delegazione di sarti italiani e di orafi romani a presenziare ad un concorso organizzato per l’emersione di giovani talenti cinesi – dichiara – durante l’esposizione mi accosto al lavoro di un ragazzo, ne rimango sbalordito vista la bravura, chiedo informazioni circa il suo percorso formativo e mi dicono che ha lavorato per 4 anni in un laboratorio australiano gestito da un sarto italiano”.

L’Italia è la patria della sartoria, un’arte che ha origini lontane, l’Accademia dei Sartori venne infatti fondata nel 1575 per volontà di Papa Gregorio XIII con la denominazione di Università dei Sartori; aveva sede nell’attuale Via della Consolazione nei pressi della Chiesa di S. Omobono, che alcuni anni dopo sarà assegnata alla Corporazione.  Sebbene l’attività dell’Università non conobbe battute d’arresto, la corporazione venne sciolta nel 1801 da Papa Gregorio VII con la soppressione di tutte le corporazioni.

Nel 1938 però la Chiesa venne restituita ai mastri artigiani, che grazie all’intervento del Comune di Roma nel 1940  videro restaurata la loro sede storica. Tornerà alle sue antiche funzioni poco più tardi: nel 1947 Amilcare Minnucci, mastro sarto, si adoperò per riportare in vita l’antica Università, che oggi ha sede in Via Rasella.

Mario Napolitano, insieme all’Accademia Nazionale dei Sartori, lavora per promuovere i giovani talenti, per rinnovare un’arte centenaria espressione della cultura e dell’eccellenza italiana. Proprio per questo l’Accademia organizza annualmente il concorso Forbici D’oro ormai giunto alla sua 60° edizione. La struttura offre ai giovani talenti, che abbiano massimo 35 anni d’età, la possibilità di accedere ad un corso di formazione. La scuola di taglio, pensata per arricchire la professionalità dei giovani sarti italiani, consente loro di continuare a collaborare contemporaneamente con i rispettivi laboratori di provenienza, perché come ricordato dallo stesso Napolitano ciò che più conta è la pratica.

A cura di Irene Giarracca

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