Impettiti, imballati, infiocchettati, tinti e profumati, come tanti si sentono unici, radicati ad un’idea mille volte scopiazzata, usurpata e d’ignoranza vestita. Parka verde oliva, pantaloni stretti con risvolto e “polacchine” per camuffarsi da mod in pieno stile “inglisc”.

Il mod fu un movimento culturale che si sviluppo’ nel Regno Unito, ed in particolare a Londra, agli inizi degli anni ’60. Il bollore dei fermenti giovanili esacerbava il gap generazionale, senza pero’ riuscire a trovare punti di contatto positivi. Erano affascinati dal nuovo e la loro curiosita’ bramava di nuovo sapere. Amanti della musica jazz, beat, rhythm and blues, avevano una maniacale attenzione per il look. Non c’erano delle linee guida predefinite, ma quasi tutti prendevano ad esempio lo stile italiano. Infatti i mod boys, indossavano spesso capi di sartoria italiani e non erano mai scontati. Viaggiavano in vespa e difficilmente si muovevano in gruppo.mods

Gli sviluppi del movimento, presero vie perverse e psichedeliche, grazie alla diffusione dell’uso di anfetamine e piu’ avanti de LSD, proveniente dalla California, dove stava nascendo la beat generation. Le anfetamine, all’epoca, erano legali e prescritte dal medico sottoforma di anoressizzanti, senza contare il fatto che riducevano drasticamente il bisogno di sonno e stimolando le attivita’ fisiche e cerebrali. In questo senso, i modsters poterono dedicarsi alla musica, alla danza e alle public relations, pur continuando a portare avanti le loro quotidiane occupazioni.

La diffusione in Italia, arrivo’ a fine anni ’70, con il film Quadrophenia, prodotto dagli Who e dedicato all’omonimo disco. Quest’ultimo, ispiro’ la “giovane Italia” diffondendosi soprattutto nelle grandi citta’ come: Milano, Roma, Torino…