Al teatro Palladium dal 31 Gennaio al 12 Febbraio Ascanio Celestini in "Pro Patria"
da martedì 31 gennaio a domenica 12 febbraio, ore 20.30
“I morti e gli ergastolani hanno una cosa in comune, non temono i processi. I morti perché non possono finire in galera. Gli ergastolani perché dalla galera non escono più”. Ascanio Celestini con pro patria senza prigioni, senza processi celebra il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, e naturalmente lo fa a modo suo: ironia e acido sarcasmo fanno da sponda alla sua vena di poetica fiabesca, per arrivare a scoprire che di Risorgimento non ce ne è uno solo, ma addirittura tre. Punto di partenza per guardare indietro fino alla Repubblica Romana del 1849 è un carcere dei nostri giorni, dove i libri sono pochi e spesso molto vecchi: un ergastolano, che di tempo per leggere ne ha parecchio, si trova a farsi la sua formazione politica su polverose edizioni di “Guerra combattuta in Italia negli anni 1848-'49” di Carlo Pisacane, sulle lettere di Ciro Menotti o dei fratelli Bandiera, oppure su “Memorie politiche” di Felice Orsini.
Scopre così che «Quel Risorgimento di cui ha tanto sentito parlare – spiega Celestini – è stata una storia di lotta armata e galera, che i combattenti erano ragazzi tra i 18 e i 25 anni finiti in cella, al campo santo o con il tempo al governo». Se da una parte è significativa la scelta di quella Repubblica Romana soffocata nel sangue, alla quale partecipò il fior fiore della gioventù liberale e rivoluzionaria italiana -allora i liberali erano rivoluzionari -, per Celestini è il modo anche per parlare del passato più recente e poi perfino dell’attualità.
Dopo gli spettacoli ambientati in manicomio, in campi di sterminio e nella fabbrica degli incidenti sul lavoro, con il carcere l’attore e drammaturgo romano ritrova uno di quei luoghi limite,
dove la vita acquista una luce diversa e un significato particolare. Chiuso in una immaginaria cella di 2 metri per 2, ecco allora che attraverso la parola e il racconto Celestini crea scene e scenografie, evoca in vita persone del passato e del presente, vere e immaginarie. E avverte il pubblico: «Lo spettatore dovrebbe sentire che il racconto, il personaggio parla di tutti, di tutti noi, e non di sé».
di Ascanio Celestini
suono Andrea Pesce
organizzazione Associazione Culturale Lucciola, Paolo Gorietti, Marianna Pezzini
una produzione Fabbrica