Immaginate che all’improvviso, tra le solide barriere dello spazio e del tempo, si crei una falla, o ad esser più precisi una sorta di condotto subacqueo che colleghi l’antica Roma, dove il culto delle terme è cosa nota, al Giappone di oggi, dove i bagni pubblici beneficiano similmente di grande popolarità, rispetto ed attenzione per il “comfort”. Provate ad immaginarlo. Su, un piccolo sforzo. Proprio non ci riuscite? Allora la visione dell’immaginifico Thermae Romae di Hideki Takeuchi, genietto nipponico che finora si è diviso tra cinema e televisione, si rende assolutamente necessaria.
Vincitore al Far East di Udine del premio MYmovies.it (rivelatosi nella fattispecie una coloratissima bicicletta, il che non dispiacerà forse a un autore tanto scanzonato e decisamente “ultra-pop”), Thermae Romae ha alle spalle un manga di successo, quello di Mari Yamazaki dall’omonimo titolo (traducibile quindi come “le Terme di Roma”) che ha venduto oltre cinque milioni di copie e che da un po’ è disponibile anche in Italia. Vi si immagina che Lucius, un aitante e operoso progettista di terme dell’antichità (interpretato con classe dalla star nipponica Hiroshi Abe), scopra per caso questo varco spazio-temporale, piombando così nel Giappone attuale ma credendo che i creatori dei super-tecnologici e confortevoli bagni siano barbari delle province più evoluti degli stessi romani! Ne scaturisce una specie di commedia degli equivoci in salsa fantasy, dagli esiti imprevedibili e talvolta davvero esilaranti…

Insomma, sarà anche per il fatto che il sito dove ne stiamo ora scrivendo si chiama RomaLive, ma a nostro avviso un film come  Thermae Romae (girato in parte a Cinecittà) potrebbe avere grande successo, se distribuito in Italia e più in particolare nell’Urbe. Lo diciamo con un pizzico di campanilismo, visto anche l’orgoglio che gli abitanti della capitale potrebbero provare al cospetto delle favolose terme, progettate ai tempi dell’Impero Romano… Scherzi a parte, la freschezza delle invenzioni che danno vita alla pellicola di Hideki Takeuchi è davvero degna di nota: dal kitsch insistito e voluto nel rappresentare il modus vivendi di certe figure, come l’imperatore Adriano, fino allo stupore del protagonista Lucius di fronte all’efficienza dei moderni bagni giapponesi, tutto strappa genuino divertimento. Fa piacere veder rivisitato in modo così spiritoso e creativo un genere, il cosiddetto “peplum”, che qualche decennio fa aveva contribuito alle fortune del cinema italiano di maggior consumo popolare. Ed è forse divertente ricordare che anche il peplum nostrano aveva tentato, all’epoca, qualche spericolata incursione in territori attigui a quelli del fantasy: basti pensare al modesto Roma contro Roma  (1963) di Giuseppe Vari, coi suoi legionari zombi, o al più vivace e spettacolare Maciste l’uomo più forte del mondo (1961) di Antonio Leonviola, in cui il nerboruto eroe interpretato per l’occasione da Mark Forest si ritrovava ad esplorare una città sotterranea, ricca di insidie ed abitata dai bellicosi Uomini Talpa.