martedì 10 Luglio ore 23.30 – Palco B, giovedì 12 Luglio ore 20.30 – Palco C, venerdì 13 Luglio ore 22 – Palco A

GOCCE D’AMORE

con la partecipazione straordinaria, per la voce off, di Luca Ward, di Beatrice Aiello, regia di Andrea Costantini, con Beatrice Aiello, Camilla Bianchini, Claudio Boschi, Giovanna Cappuccio, Maria Giulia Mutolo, video a cura di Francesca Mazzoleni

 

Esiste una conoscenza diffusa della dipendenza da droga o da alcool, meno diffuse, invece, sono le dolorose “intossicazioni” affettive, che sembrano trascendere dalla mera dipendenza, ma che invece sono vere e proprie forme di contaminazioni, della testa, dell’anima, del cuore. Questo spettacolo, scritto da Beatrice Aiello, giovanissima attrice e drammaturga, è stato affidato dopo due anni di vita, alla regia, la prima in teatro, del “papà” delle ultime due edizioni del Commisaro Rex, Andrea Costantini.

Gocce d’amore nasce due anni fa, da un’esigenza di ricerca sui rapporti. Mi premeva indagare, a fronte dell’alto numero di violenze non solo fisiche, ma anche psicologiche riscontrate in diverse coppie problematiche, le dinamiche “vittima – carnefice” , cercando di capire cosa si attiva nella mente di chi subisce. Perché spesso non scatta una denuncia, bensì una giustificazione, quasi un anelito nei confronti del proprio “aguzzino”? E soprattutto qual è il confine tra gioco delle parti e molestia morale?

Chi scrive è l’autrice ventitreenne, Beatrice Aiello, di un testo che mette in primo piano l’urgenza di raccontare cosa accade nella mente di chi porta avanti storie di una passione talmente veemente, da sconfinare in violenza, ai limiti della patologia. Non si vuole trovare una risposta o una soluzione in merito, bensì il desiderio di narrare uno spaccato di vita non così atipico e inusuale, ma esistente nella vita di tutti i giorni di coppie che amano a tal punto da darsi sofferenza quasi a misurare la potenza dell’amore.

Prima di arrivare all’aggressività fisica, c’è un tipo di violenza silenziosa, difficile da individuare e denunciare, che si insinua incolore e inodore all’interno dei rapporti. L’aggressione viene nella maggioranza dei casi dai rapporti consolidati, tra coniugi o parenti. Ma dove si annida questo male? In piccoli atti perversi e quotidiani, tanto da diventare la norma: dalla semplice mancanza di rispetto, alle menzogne, dal sarcasmo, a sottintesi, umiliazioni sottili, messaggi ambivalenti, frequenti a tal punto da creare tensione e mortificazione, palesando la mancanza di coraggio di un conflitto aperto. La vittima non può difendersi perché è paralizzata e la tensione irrompe inesorabilmente, come una goccia che cade sempre nello stesso punto, fino a logorarlo. Talvolta cadono, vittime di questo processo, donne dalla grande concezione di sé, che si sentono le uniche in grado di comprendere e sopportare. Ne fanno una loro virtù, se non addirittura una missione. Altre volte queste ultime subiscono per un retaggio culturale o semplicemente a causa di un incontro sbagliato. Non importa quale sia l’origine di questa attitudine. Passione, senso di colpa, esaltazione, adrenalina, paura e desiderio di autopunizione rappresentano un deterrente efficace per non interrompere questo ciclo perverso. L’oggetto della nostra ricerca prende vita sul palco: corpi esaltati, mortificati, ignorati, corpi affezionati al proprio dolore. Lo spettacolo ha inizio in una sala d’attesa di un ambulatorio. S’incrociano le storie di personaggi diversi alle prese con un problema fisico di difficile risoluzione. Scopriamo gradualmente che dietro la spia fisica si nasconde una storia d’amore devastante e la difficoltà di pensare se stessi senza il dolore. Ognuno ha una sua propria reazione: chi l’amore lo centellina con disprezzo e chi, assetato, cerca disperatamente di bere ogni goccia di questo dolceamaro distillato.