Il cancro, che è già la prima causa di morte nei paesi più sviluppati, diverrà la prima causa di morte anche nei paesi meno sviluppati. L’allarme è stato lanciato dall’Organizazzione Mondiale della Sanità (Oms) con uno studio dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc): il primo fatto su una scala globale di 184 paesi, esaminando il livello di incidenza e mortalità, presente e futuro, sul diverso indice di sviluppo umano (ISU). Si prevede un aumento dei nuovi casi di cancro,dai 12.7 milioni del 2008 ai 22.3 milioni del 2030. Con punte di aumento del 93% nella aree del mondo meno sviluppate del mondo, quale l’Africa subsahariana. D’altra parte nelle aree più sviluppate del mondo, Europa – Oceania – Nord America, si concentra già il 40% dei casi di cancro globale, nonostante ci viva solo il 15% della popolazione. Inoltre si prevede che i decessi da cancro passeranno dai 7.6 milioni del 2008 ai 13.2 milioni del 2030.

Per quanto l’incidenza di alcuni tipi di cancro, specie legati ad infezioni (come ad esempio quello alla cervice uterina) è in diminuzione nei paesi che passano a migliori condizioni di sviluppo, si assiste a un considerevole aumento dei casi di cancro affetti da una cosiddetta “occidentalizzazione” (fra cui cancro al seno, alla prostata e al colon-retto) dello stile di vita: ossia legati a fattori di rischio riproduttivi, nutrizionali e ormonali. Che possono essere drasticamente ridotti, con un’efficace politica di prevenzione. Ciò deve indurre a riflettere anche il nostro paese, che si appresta a smantellare l’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, preposto alla prevenzione alimentare. Difatti l’aumento dei casi di cancro sarà legato, oltre all’aumento della popolazione e dell’età media, anche al cambiamento dello stile di vita dei paesi meno avanzati. Come risulta evidente dallo studio dello Iarc. È la prima volta che viene condotto uno studio di tale portata, che fotografa la situazione del cancro nel mondo, e ne getta le basi per ogni previsione e comparazione futura.

Ad oggi, nei paesi con indice di sviluppo umano più alto, la metà dei casi di cancro è specie di quattro tipi: senopolmoni, colon-rettoprostata. Il più comune è quello colorettale, con circa 635.000 casi all’anno. Nei paesi con indice di sviluppo umano medio, sono comuni anche i casi di cancro all’esofago, allo stomaco e al fegato. Prevalgono comunque i casi di cancro ai polmoni, con circa 773.000 nuovi casi all’anno. Presi nel loro insieme, i sette tipi di cancro menzionati, rappresentano il 62% dei casi globali di cancro. Nei paesi con indice di sviluppo umano più basso invece, il cancro alla cervice e uterina è più comune del cancro al seno o allo stomaco.

Nove diversi tipi di cancro sono quelli più comunemente diagnosticati nei 184 paesi esaminati dallo studio: negli uomini prevalgono i casi di cancro alla prostata, polmoni e fegato; mentre nelle donne prevalgono i casi di cancro alla cervice uterina. Il tumore ai polmoni resta il più diagnosticato al mondo, con un tassi di incidenza che diminuisce negli uomini (di cui è ancora la prima causa di morte) e aumenta nelle donne. Specie appartenenti ai paesi con indice di sviluppo umano medio e alto. E, anche se non è ancora il primo tipo di cancro nei paesi con indice di sviluppo umano più basso, diverrà una vera piaga se non ci si affretterà ad adottare una seria politica di controllo e informazione. Difatti, quella del tabacco è già stimata un’epidemia nei paesi con indice di sviluppo umano medio, come la Cina: il cui numero di futuri casi di cancro legati al tabacco contribuirà notevolmente al tragico aumento totale dei casi di cancro nel mondo.