Le alternative del documentario canadese al possibile collasso della Terra premiate a Torino dalla giuria dell’Ong ambientalista

(embargo fino alle ore 21,00 di martedì 5 giugno 2012)

Parlare di sostenibilità significa ripensare il concetto di crescita? Le evidenze scientifiche parlano chiaro: per la sopravvivenza del Pianeta oggi è indispensabile ideare e perseguire  un nuovo modello di sviluppo. È da queste premesse che l’Ong ambientalista Green Cross Italia, in occasione della XV edizione del Festival CinemAmbiente,  ha deciso di assegnare la Menzione speciale a Surviving Progress (86’), il documentario di Mathieu Roy e Harold Crooks tratto dal best-seller di Ronald Wright e prodotto da Martin Scorsese. Un riconoscimento che, nella Giornata mondiale dell’ambiente, vuole richiamare l’attenzione pubblica sulla necessità di fermarsi a riflettere su cosa si intenda per “progresso” e cosa per “sostenibile”, cercando di ritrovare una direzione etica che possa aprire una nuova visione del futuro.
Il progresso è insito nella natura umana e nell’evoluzione del mondo? Oppure è una costruzione sociale, qualcosa di culturalmente e temporalmente finito? Questi alcuni degli interrogativi che pone il film. Un documentario che la giuria Green Cross, costituita quest’anno dal presidente dell’Ong Elio Pacilio, dal giornalista e divulgatore Marco Gisotti e dall’autore televisivo e produttore Maurizio Paffetti, definisce “spettacolare” non solo per la qualità delle immagini e del montaggio ma anche per l’ampiezza della questione che affronta: il progresso come stato mondiale delle cose, oramai divenuto sistemico e, purtroppo, perpetuo.
Surviving progress si muove tra alcuni dei dualismi più dibattuti come quelli tra storia e tecnologia, tradizione e innovazione, progresso e sostenibilità. “Riesce a raccontare – secondo i giurati – il nostro comune futuro con la meraviglia del cinema e lo scrupolo dell’antropologia, spostando nella dimensione storica l’analisi ecologica sui modelli di progresso del mondo industrializzato”.
A confronto le teorie e le proposte di alcuni tra i più grandi pensatori del mondo contemporaneo, come Jane Goodall, Margaret Atwood, David Suzuki e Stephen Hawking, per lanciare un semplice messaggio: il progresso è visto come un percorso infinito, un sistema che prevede il consumo progressivo della terra ma che purtroppo non considera la limitatezza delle risorse e il necessario cambiamento di direzione. La sua debolezza è insita nella sua natura economica, o almeno oggi, nel modo in cui noi, generazione del debito, lo concepiamo. I più ottimisti auspicano che lo sviluppo tecnologico e l’evoluzione umana possano generare un sistema in cui il “capitale” finito di risorse venga di nuovo aumentato ma, a oggi, non esistono prodotti finanziari in grado di creare risorse naturali virtuali.
«Il documentario è molto in linea con il pensiero della nostra Ong – afferma Elio Pacilio – che, attraverso le sue campagne, promuove l’importanza di un nuovo stile di vita con l’impegno nelle azioni quotidiane: consumare meno è l’unico modo per pareggiare i nostri conti con il Pianeta e, nel frattempo, cercare di concepire un’esistenza che prescinda da una definizione di “progresso” coincidente con quella di “crescita”».