Una festa azzurra per grandi protagonisti alle Paralimpiadi di Londra. Splendidi e meravigliosi Assunta Legnante e Alex Zanardi, entrambi medaglia d’oro, nel lancio del peso con tanto di primato del mondo la prima, nella prova a cronometro del ciclismo l’ex pilota della Formula 1. Due successi che hanno commosso il capo dello Stato: Giorgio Napolitano ha chiamato il presidente del comitato paralimpico italiano, Luca Pancalli, per complimentarsi con gli azzurri.
Zanardi ieri ha corso a Brands Hatch, il circuito che lo ha visto protagonista con le auto – e dove nel 1991 ha vinto – dominando il campo. Con il tempo di 24:50.22 ha coperto i 16 chilometri lasciando il tedesco Norbert Mosandl a 27”. L’incidente occorsogli nel 2001 sul circuito di Lausitz, in Germania, lo stesso circuito dove è morto Alboreto, quella botta tremenda che ha tranciato la sua macchina e gli ha strappato le gambe, non lo ha cambiato. Sopravvissuto, miracolato, incredibilmente determinato. Alex quel giorno di metà settembre 2001 rimase con un litro di sangue in corpo: era morto. Due settimane in coma a Berlino dove era stato trasportato, il risveglio e la rinascita. Era dicembre quando, presentandosi in tivù con le protesi ebbe il coraggio di alzarsi e dire: «Mi tremano le gambe».
Che forza ha avuto per rimettersi in gioco, correre ancora con le macchine tornando anche sul circuito maledetto alle porte di Brandeburgo e poi provare l’handbike. Si è innamorato della corsa, si è fatto aiutare per mettere a punto il mezzo meccanico dal suo amico Franco Ballerini, il ciclista diventato cittì e amante delle auto sulle quali, in un rally, è scomparso. Si è allenato perché il suo sogno era quello di gareggiare alle Paralimpiadi e ieri, a 45 anni, Zanardi ha colto il successo. Ha corso diverse maratone, a Padova, a Roma, a New York dove ha anche vinto proprio. Dediche speciali da Zanardi. «Questo oro è per Vittorio Podestà (amico e collega di team, ndr) e per mia moglie Daniela. Senza la vicinanza di Vittorio – ha spiegato Alex – non sarei mai arrivato qui. A molti sembrava che questa avventura fosse, per me e alla mia età, una follia. Ma questa non è certo l’unica follia fatta».
Ha corso a Brands Hatch la sua Olimpiade, Alex, e con grande spirito ha ricordato la gara di Formula 3000 nel 1991 dove centrò la prima pole position della carriera superando Damon Hill. «Ero stato primo in qualifica ma secondo in gara – ha detto – Mi mancava il gradino più alto ed eccolo qui, l’ho avuto». C’è il futuro da scoprire e per uno come lui, così vulcanico, così avventuriero, non si sa mai cosa aspettare. «Domani ho la gara in linea – ha osservato – e poi vedremo. Non so cosa farò ma io senza sport non posso vivere». Poi ha avuto parole che sono un’autentica lezione per tutti. «Mi considero uno che ha avuto tanto dalla vita e continuo ad aggiungere. Dico grazie alla Dea bendata».
Assunta Legnante è stata un portento. La pesista diventata cieca si è imposta con 16.74 (la seconda è rimasta a 4 metri) centrando anche il record del mondo. Già campionessa europea al coperto tra i normodotati, la Legnante, che ha un’Olimpiade (Pechino) alle spalle, è tornata motivata per la sua carriera. Ieri, dopo l’oro, tanti politici le hanno fatto i complimenti ma nei mesi scorsi, quando era in estrema difficoltà, nessuno si era ricordato di lei.
Dicevamo di Podestà. L’atleta genovese è stato terzo nella crono sui 16 chilometri (27:01.98) dietro allo svizzero Frei e all’austriaco Ablinger. Argento per i fratelli Ivano e Luca Pizzi impegnati nella gara del tandem (24 km) dietro gli spagnoli Verge-Llaurado che hanno vinto con 2” di vantaggio. Nessuno aveva detto ai nostri che correvano per l’oro.