SABATO 3 NOVEMBRE ORE 21 E ORE 22 ALLAN HOLDSWORTH with VIRGIL DONATI
Allan Holdsworth (Inghilterra): chitarra, Virgil Donati (Australia): batteria, Anthony Crawford (Stati Uniti): basso
Sabato 3 novembre (ore 21.00 e 22.00), per il terzo appuntamento del Guitar Legends Festival, si esibirà nella Sala Macchine della Centrale Montemartini ALLAN HOLDSWORTH, il più importante chitarrista jazz rock inglese, unanimemente considerato come uno dei più importanti chitarristi del ventesimo secolo. Presenta in anteprima assoluta a Roma la sua nuova band composta dal grande Virgil Donati (special guest), batterista dei Planet X, Steve Vai e dei Tribal Tech di Scott Henderson, e dallo straordinario bassista americano Anthony Crawford, al fianco di popstar come Justin Timberlake e considerato il nuovo prodigio del suo strumento.
Il Guitar Legends Festival, a cura di Guido Bellachioma, è promosso dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù, ed è realizzato da Zètema Progetto Cultura.
Allan Holdsworth, è uno dei pochi musicisti che si è costantemente dimostrato un innovatore nel mondo della musica rock e jazz. Molti dei maestri più conosciuti della musica citano Holdsworth come una voce rara e splendente – un musicista leggendario che continua a spingere verso l’estremo i limiti della tecnica strumentale e della gamma tonale della chitarra elettrica. In particolare negli anni novanta, Holdsworth ha goduto del meritato riconoscimento da parte di moltissimi artisti, sviluppando una carriera al di fuori delle grandi etichette mainstream e producendo i suoi dischi con un completo controllo creativo sin dalla metà degli anni ottanta. Nonostante l’intransigente natura dei progetti solisti di Holdsworth, il chitarrista non è nuovo a suonare in formazioni di all-star nei festival jazz o per un pubblico rock in spazi più grandi. La rivista Musician ha inserito Holdsworth al vertice dei “100 più grandi chitarristi di tutti i tempi”. I media hanno sempre dedicato ampio spazio e risonanza alla sua originalità e al suo talento. Entrato a far parte della Hall of Fame della rivista Guitar Player, Holdsworth ha vinto cinque volte la classifica stilata dai loro lettori. Oltre alla sua abilità nell’improvvisare assoli lunari e scolpire la voce della chitarra in un gamma di tessiture e colori in continua espansione, Holdsworth ha dedicato le sue energie a sviluppare molti differenti aspetti della tecnologia chitarristica. Questo comprende nuove variazioni “baritone” dello strumento, il suo progetto di una 6 corde custom (recentemente prodotta dalla Carvin) e l’invenzione di componenti elettronici per lo studio di registrazione. L’abilità di Holdsworth a improvvisare su complessi e impegnativi voicing di accordi rivela sempre una base fortemente emozionale e una decisa e fantasiosa personalità che è istantaneamente identificabile come quella di ogni maestro della chitarra e del jazz della generazione di Holdsworth. Il sound di Django Reinhardt, Jimmy Rainey, Charlie Christian, Joe Pass, Eric Clapton e John Coltrane sono tra le prime ispirazioni del chitarrista inglese quando inizia a lavorare professionalmente come musicista a circa vent’anni. Nato a Bradford, in Inghilterra, Holdsworth viene approfonditamente istruito sugli aspetti della teoria musicale e nell’apprezzamento del jazz dal padre, un dotato musicista
amatoriale. Holdsworth inizia a fare gavetta lavorando nel circuito delle sale da ballo, dove inizia a incontrare colleghi musicisti provenienti dal sud. Uno dei migliori sassofonisti jazz inglesi, Ray Warleigh si accorge delle incredibili potenzialità nel playing di Holdsworth e lo invita a partecipare a set di jazz all’inizio degli anni settanta, incluse session al Ronnie Scott’s di Londra. Holdsworth sale improvvisamente alla ribalta del pubblico internazionale nei primi anni settanta quando entra a far parte dei Tempest, acclamatissima band prog rock creata dal batterista Jon Hiseman. Dieci anni più tardi il cantante dei Tempest, Paul Williams, sarebbe ritornato a collaborare con Holdsworth per formare la IOU band e creare il loro album di debutto che porta il chitarrista alla decisione di trasferirsi da Londra alla California del Sud. La sua carriera negli anni settanta vede una serie di alti e bassi familiari alla maggior parte dei musicisti più talentuosi. Già nel 1975 Holdsworth si è guadagnato la reputazione di uno dei migliori e sottovalutati chitarristi inglesi grazie a quelli che all’epoca rappresentavano l’avanguardia dei gruppi di musica strumentale inglese, i leggendari Soft Machine. Il suono caratteristico di Holdsworth è evidente con una tecnica che già s’impenna con intensità supersonica, e uno dei primi estratti disponibili può essere ascoltato sull’album dei Soft Machine del 1974, Bundles. Mentre la sua reputazione nei Soft Machine attira il pubblico internazionale, Allan si guadagna anche l’attenzione di uno dei più grandi batteristi jazz, lo scomparso Tony Williams, conosciuto per il suo ruolo fondamentale nel portare Miles Davis ad esplorare riff e temi di matrice rock in un contesto improvvisativo.Holdsworth incide uno dei più celebrati album di metà anni settanta, Believe It , (Epic), come membro del Tony Williams' New Lifetime. Questo segna l’inizio della carriera di Holdsworth come leggendario viaggiatore, sebbene raramente si esibisca davanti al pubblico statunitense. Tra il 1976 e il 1978 i suoni e gli assoli della chitarra di Holdsworth emergono in un ipnotico tour de force e Allan partecipa a molte delle pietre miliari della jazz-fusion dell’epoca e ai dischi di rock strumentale di Jean Luc Ponty ( Enigmatic Ocean ), Gong ( Gazeuse! ), e Bill Bruford ( Feels Good To Me , One of A Kind ). Sul finire degli anni settanta, l’allora dominante prog rock britannico si trova in una posizione instabile a causa della crescente importanza commerciale delle band punk e new wave. Il batterista Bill Bruford, membro fondatore degli Yes e in seguito componente dei King Crimson, suggerisce a Holdsworth di partecipare a un nuovo progetto assieme alla formidabile sezione ritmica dei King Crimson e a Eddie Jobson, un eccezionale giovane violinista/tastierista che ha lavorato con Frank Zappa e i Roxy Music. Il risultante album di debutto, U.K . , diventa quel che viene in seguito considerato come l’ultima e la più grande pietra miliare del progressive rock degli anni settanta. Il suono della band era all’epoca sia tecnicamente che artisticamente all’avanguardia della musica rock, dato l’innovativo uso di sintetizzatori e violini elettrici di Jobson unito agli eccentrici voicing di accordi, travolgenti assoli e appassionate frasi melodiche di Holdsworth. Lo scenario del supergruppo degli U.K. fu così brillante quanto di breve durata, e problemi di ego e differenti direzioni creative portarono a una frattura tra Bruford e Holdsworth da una parte e Jobson e il bassista John Wetton dall’altra. Nel 1996 Guitar World cita il contributo di Holdsworth a U.K . come il fattore della nomina del disco come uno dei migliori dieci album di chitarra rock “di tutti i tempi”. Nel 1978 Holdsworth decide di dirigersi verso una direzione più improntata sul lavoro live rispetto alle sue recenti partecipazioni a lussureggianti capolavori di studio. Ricerca una musica più immediata, con arrangiamenti meno intricati di quanto non fosse stato creato con Bruford, in modo da esplorare un contesto musicale rock-oriented che permettesse lunghe improvvisazioni strumentali. Holdsworth vuole riscoprire l’energia e la dinamica che erano state memorabili nelle sue performance dal vivo con Tony Williams, e a malincuore lascia la band di Bruford. Holdsworth inizia a sviluppare il suo trio con due altri musicisti inglesi, il batterista Gary Husband e il bassista Paul Carmichael, trio che diventa la sua prima touring band come solista, la celebrata IOU band. Il loro primo lavoro IOU vende eccezionalmente bene per una pubblicazione indipendente e l’amico e ammiratore di Holdsworth, il chitarrista Eddie Van Halen, contribuisce ad assicurare a IOU un contratto discografico con la Warner Bros. Il produttore esecutivo Ted Templeman vuole sperimentare un concept di un “mini-album”, concept che sfocia in Road Games, album del 1984 nominato ai Grammy che vede dei cameo vocali del leggendario Jack Bruce, collaboratore di vecchia data di Holdsworth. Il disco vede anche una nuova formazione statunitense, con Jeff Berlin al basso e Chad Wackerman alla batteria. Tuttavia tensioni con l’etichetta riguardo al controllo creativo portano alla separazione tra Holdsworth e la Warner Bros. Nel 1985 Holdsworth firma per la Enigma, godendo del controllo creativo dei suoi lavori, e dopo la partenza di Jeff Berlin per proseguire la sua carriera solista il chitarrista recluta uno dei più rispettati bassisti di studio di Los Angeles, Jimmy Johnson, leader di Flim & the BB’s. L’ultima versione della IOU band ritorna in studio e con l’apporto di alcuni ospiti di rilievo (tra cui il bassista Gary Willis e il batterista originale degli IOU Gary Husband) incide l’album di enorme successo Metal Fatigue (1985). Nel 1986 la pubblicazione di Atavachron mostra la concentrazione di Holdsworth sulla musica strumentale, mantenendo il nucleo della sua band con Johnson e Wackerman. Atavachron vede anche la partecipazione di due dei tastieristi più ricercati della California del Sud, Alan Pasqua e Billy Childs. Come altri dischi di Holdsworth a seguire, Atavachron diventa un summit tra grandi batteristi, con ospiti come Tony Williams e Gary Husband. Il progressivo successo della carriera di Husband porta all’apparizione di Holdsworth nell’album dei Level 42, Guaranteed, pubblicato nel 1991. Il seguito di Atavachron, Sand (1988), segna un nuovo periodo per Holdsworth, concentrato nella sua esplorazione del Synthaxe, una rivoluzionaria chitarra synth. In seguito Holdsworth riceverà il premio come “miglior chitarrista synth” dalla rivista Guitar Player per molti anni consecutivi. Con Secrets (1990) Holdsworth ritorna a incidere per la Enigma, (adesso diventata Restless) per un album registrato in gran parte col grande batterista Vinnie Colaiuta, che in seguito farà parte della band di Sting e che ha precedentemente lavorato con Frank Zappa e Jeff Berlin. Secrets rivela ulteriormente la ricca visione armonica di Holdsworth e la sua musica in maniera più definita, uno stile enigmatico che continua a invertire, spingere e trasformare i confini delle forme più convenzionali di rock, fusion e jazz. Durante questo periodo il tastierista di Stanley Clarke, Steve Hunt, si unisce alla band di Holdsworth. All’inizio degli anni novanta il chitarrista fa anche parte di un “supergruppo” jazz e appare in diversi festival con altre leggende del jazz e della fusion, tra cui Stanley Clarke, Billy Cobham, e Michael e Randy Brecker. Nel 1992 Wardenclyffe Tower vede un’ulteriore esplorazione dei progetti di Holdsworth per la chitarra elettrica baritono (costruita dal liutaio Bill DeLap) e allarga l’uso delle sue orchestrazioni armoniche e del suo fraseggio solistico tramite il SynthAxe. Nel 1994 Hard Hat Area viene pubblicato su Restless con l’ultima
versione della band di Holdsworth, che comprende il bassista islandese Skull Sverrisson, Gary Husband e Steve Hunt, e che riesce a creare uno dei suoi progetti più soddisfacenti per la qualità dell’interplay tra i musicisti e a catturare la band più vicina al contesto di una loro performance live. La pubblicazione del successivo lavoro di Holdsworth, None Too Soon (1996) segna un allontanamento nello stile rispetto all’imponente lavoro degli ultimi progetti. L’album offre a Holdsworth l’opportunità di dare la sua interpretazione di alcuni dei suoi favoriti standard jazz e di svariate composizioni di uno dei più rinomati pianisti inglesi, Gordon Beck, in una vena più straight jazz, attingendo al talento di Beck come arrangiatore. La sezione ritmica assoldata per il progetto include il prodigio del basso Gary Willis e il batterista Kirk Covington, entrambi componenti degli energici Tribal Tech. None Too Soon si costruisce sull’alchimia stabilitasi tra gli stessi musicisti in una breve session di registrazione per un album chitarristico di tributo ai Beatles intitolato “Come Together,” (1994, NYC Records) in cui lo stesso gruppo incide un arrangiamento di Gordon Beck della beatlesiana “Michelle.” Con None Too Soon , Holdsworth offre un rinfrescante disco jazz con una differente prospettiva del suo playing, dimostrando il suo apprezzamento per standard composti da John Coltrane, Bill Evans, Django Reinhardt e Joe Henderson. None Too Soon offre agli ascoltatori un viaggio musicale convincente e pieno d’energia, includendo un’avvincente interpretazione di “How Deep Is The Ocean” di Irving Berlin e una feroce versione del classico di Lennon/McCartney, “Norwegian Wood.” Sulle fondamenta di una suprema maestria sonora Holdsworth realizza al The Brewery, il suo home studio nella California del Sud, il suo ultimo lavoro solista, certamente da considerare come uno dei suoi più grandi capolavori musicali. The Sixteen Men Of Tain vede un’ulteriore esplorazione dei temi jazz tradizionali e, per la prima volta nei suoi progetti, una sezione ritmica acustica. Il decimo album solista di Holdsworth segna il debutto di una nuova band formata dal bassista Dave Carpenter e dal batterista Gary Novak, entrambi turnisti della West Coast. Inizialmente pubblicato nel 2000, una special edition con due ulteriori brani viene ripubblicata per l’etichetta di Eddie Jobson, la Globe Music, nell’estate del 2003. Tain segna una nuova direzione verso una vena jazz avanti sui tempi fondendola con la nuova visione già parzialmente esplorata negli arrangiamenti di jazz più tradizionali di None Too Soon. Un frequente motivo di discussione tra i fan di Holdsworth è sempre stato il fatto che dopo oltre un decennio di tour con musicisti stellari, Holdsworth non avesse mai approvato la pubblicazione di nessuna registrazione live né del suo gruppo né con lui come ospite. Nell’autunno del 2002, la Sony Japan pubblica il primo live di Holdsworth, con Jimmy Johnson e Chad Wackerman, seguito l’anno successivo da un secondo album dal vivo per la Alternity Records, Then!, frutto di una performance in quartetto del 1990 assieme a Steve Hunt, Gary Husband e Jimmy Johnson. Registrato originariamente in digitale su un 24 tracce, Then! copre materiale di un’ampia fetta della discografia di Holdsworth, dai suoi giorni con il Tony Williams' Lifetime fino a Hard Hat Area e include tre improvvisazioni inedite, senza menzionare alcuni dei più potenti e feroci voli solistici di Holdsworth mai catturati su nastro. Sul finire del 2002 il chitarrista completa il lavoro di produzione dell’album dei Softworks, Abracadabra, che vede all’opera ex allievi di diversi periodi della leggendaria band sperimentale inglese dei Soft Machine. Holdsworth va in tour con la band in Giappone nell’estate del 2003, con il sassofonista Elton Dean, il bassista Hugh Hopper e il batterista John Marshall. Nell’ultimo decennio Holdsworth ha variato la sua carriera, inventando processori musicali elettronici tra i quali l’Harness. Allan ha ora diverse modelli di chitarre elettriche prodotte dalla Carvin ed ha lavorato con il liutaio DeLap nel concepire delle chitarre “piccolo” e baritone custom. Infatti una delle più grandi e lunghe chitarre baritono viene usata nei tre brani improvvisati sull’album live Then!. Nel suo home studio Holdsworth sta già scrivendo materiale per un nuovo album di inediti, e sta pensando di partecipare come ospite in svariati altri progetti sia come musicista che come ingegnere del suono/produttore. Sia che suoni strumenti con le ultime innovazioni per chitarra elettrica, piccolo, chitarre baritono o il Synthaxe, Holdsworth non è mai soddisfatto nella sua eterna “ricerca per il suono perfetto”.
Pubblicato da Irene Giarracca