“Recentemente l’Iss ha riportato la notizia che siamo di fronte ad una vera “epidemia” di cancro nel nostro paese: nel 2022, in Italia, sono stimate 390.700 nuove diagnosi di cancro (nel 2020 erano 376.600), 205.000 negli uomini e 185.700 nelle donne, con un incremento in due anni di 14.100 casi. […] Certamente l’interruzione delle normali attività di diagnosi, interventi chirurgici e terapie in conseguenza della pandemia ha contribuito ad aggravare questo bilancio, ma anche la sedentarietà forzata cui siamo stati costretti con i prolungati lockdown non ha certo favorito la nostra salute fisica e psichica.” Purtroppo l’incremento dei casi di tumore è una vera e propria pandemia perchè avviene in tutto il mondo.

A livello globale, una persona su 5 svilupperà un tumore nel corso della propria vita. Lo dicono gli autori del rapporto dal titolo “Global Cancer Statistics 2020”, prodotto in collaborazione dall’American Cancer Society (ACS) e dall’International Agency for Research on Cancer (IARC). Nel rapporto sono analizzati i dati relativi a 36 tumori in 185 diversi Paesi del mondo.

Secondo quanto si legge sulle pagine della rivista CA: A Cancer Journal for Clinicians, dove è stato pubblicato il documento, nel 2020 i nuovi casi di tumore nel mondo sono stati circa 19,3 milioni e i decessi a causa della malattia circa 10 milioni. (fonte airc).

Nonostante nuove terapie e maggiore consapevolezza sui fattori di rischio, gli esperti si aspettano un aumento sempre più veloce dei nuovi casi di tumore negli anni a venire. Pesano fattori strutturali, come l’invecchiamento della popolazione, e situazioni contingenti come la pandemia, la guerra in Ucraina e la Brexit. (fonte Focus)

Vale la pena sottolineare che questa fotografia non tiene conto della pandemia di Covid-19, che potrebbe mescolare le carte in tavola e modificare le tendenze nei prossimi anni. Non si può infatti escludere che in futuro si assisterà a una diminuzione a breve termine delle nuove diagnosi per via dell’interruzione o del rallentamento dei programmi di screening e a un aumento della mortalità e delle diagnosi di tumori in fase avanzata in alcuni contesti.

“Vi è però un altro potenziale fattore di rischio, sottaciuto dai media, ma sempre più presente nella letteratura scientifica, ovvero il possibile ruolo causale dei vaccini a mRNA nell’insorgenza e/o progressione di forme tumorali. […] L’utilizzo di vaccini a mRNA nel contesto delle malattie infettive non ha precedenti e molte sono ancora le incognite al riguardo, visto che non è chiaro da quali cellule dell’organismo, dopo l’inoculo, venga prodotta la proteina Spike, quanta se ne produca, per quanto tempo e dove si distribuisca. E’ tuttavia accertato che la proteina Spike indotta dal vaccino ha una azione pro-infiammatoria e può interagire con complesse funzioni biologiche dell’organismo, in particolare interferendo con la produzione di citochine, sostanze modulatrici del sistema immunitario. L’argomento è ovviamente molto complesso, ma ancora una volta sarebbe coinvolto il sistema immunitario dell’ospite che, stimolato in modo abnorme con i ripetuti inoculi, perderebbe la propria efficienza.”