Roma: due linee metropolitane. Ventisette fermate per senso di marcia una, venticinque l’altra. L’accesso a quasi tutte le stazioni è introdotto da lunghe scalinate, anche i collegamenti interni hanno più di qualche gradino. Eppure quasi nessuna è provvista di ascensore, e non di rado le scale mobili sono fuori servizio. Inaugurato da poco anche un tratto della terza linea, la B1. Ed è già  malcontento per i disservizi. Pochi anche i percorsi sensoriali. Salvo qualche eccezione, gli autobus non hanno piattaforme per l’accesso agevolato. Lungo i marciapiedi delle nostre strade, difficile incontrare  rampe di scivolo. Pochissimi i locali aperti al pubblico che sono dotati di bagni per disabili. Da queste semplici osservazioni, nasce una domanda: Roma è una città accessibile? L’abbiamo girata a Giuseppe Trieste, Presidente di Fiaba (Fondo Italiano per l’Abbattimento delle Barriere Architettoniche). E sono saltati fuori altri interrogativi.

Roma è una città accessibile?
Giuseppe Trieste.
Roma è una città poco accessibile. La problematica delle barriere architettoniche è ancora irrisolta e ciò crea un forte stato di disagio non solo per le persone con disabilità ma anche per tutti i cittadini e per i turisti.  Prendiamo, ad esempio, i  trasporti pubblici: una persona con disabilità, un anziano o anche una mamma con passeggino, difficilmente se ne servono perché sanno di rischiare di non arrivare mai a destinazione. Bus inaccessibili, marciapiedi senza scivoli, fermate della metropolitana sprovviste di ascensori o con scale mobili  non funzionanti: sono tutti elementi che limitano il diritto alla mobilità, un diritto fondamentale per tutti i cittadini ed essenziale per  realizzare una piena inclusione sociale. Una città vivibile è  una città in grado di assicurare a tutti i suoi abitanti le stesse opportunità di accesso agli spazi e alle risorse disponibili e di condurre una vita di relazione serena. Le nostre città sono da considerarsi come le nostre case e Roma, in quanto Capitale, merita un ambiente in grado di garantire una Total Quality a chi ci vive e a chi viene per visitarla.

Insistete molto sul concetto di Total Quality. Che cosa significa?
G.T.
La Total Quality è la qualità totale, che se applicata all’intera società permette di arrivare ad una vivibilità ottimale dell’ambiente per tutti.  La Total Quality è a 360 gradi. Trasporti, turismo, sanità e scuola: sono i settori strategici su cui è importante intervenire per creare qualità. In ogni settore della vita però si deve ambire alla Total Quality poiché si tratta di diritti sanciti, oltre che dalla nostra Carta Costituzionale, anche dalla Convenzione Onu sui diritti umani e sulle pari opportunità. Il supporto che vuole dare FIABA ai suoi interlocutori pubblici e privati è il miglioramento della qualità della vita, anche attraverso i concetti di “Design for all” o di “Universal design” che consentono l’accessibilità e fruibilità da parte di tutti. Un patrimonio che le nuove generazioni vogliono e devono costruire per il loro futuro e per  una comunità mondiale che vede sempre più nell’Italia un luogo in cui trovare qualità ed eccellenza.

FIABA ha messo in pratica i principi cardine della Qualità Totale promuovendo  l’istituzione in seno alle amministrazioni regionali, provinciali e comunali di “Cabine di regia  per la Total Quality” che hanno  la funzione di coordinare le iniziative locali, individuare le criticità presenti sul territorio per garantire il superamento di tutte le barriere e la costruzione del “nuovo” ad accessibilità globale secondo quanto prevede l’Universal Design. Ad oggi la “Cabina di regia” è diventata realtà presso le Province di Pescara, Chieti, Ragusa, Catania, Viterbo e presso i Comuni di Lariano e Viterbo.

Dalla sua esperienza, quale città italiana o europea potrebbe essere presa a modello?
G.T. Non credo che esista una città modello di accessibilità e fruibilità totale, almeno così come la concepisce FIABA. Quelle che si candidano ad esserlo, elaborano progetti e pratiche per semplificare solo la vita delle persone con disabilità mentre è un diritto di tutti i cittadini vivere la propria città con facilità e universalità.

Andiamo sul pratico. Secondo Lei occorrerebbero norme nuove o diverse da quelle in vigore (in campo politico, edile, sociale) per promuovere davvero una cultura dell’accessibilità?
G.T.
La normativa esistente in materia di barriere architettoniche è ormai superata. È  necessario sensibilizzare le istituzioni centrali per infondere una nuova cultura, cambiare lo stato delle cose, rivisitare la legislazione vigente e presentare un testo unico per l’accessibilità che permetta di eliminare la selva di leggi e regolamenti. L’idea di FIABA è quella di creare un Testo Unico che riunisca, coordini e aggiorni le normative esistenti in materia di accessibilità e sicurezza degli edifici, dei luoghi pubblici, delle aree urbane storiche, storicizzate e naturalistiche, nonché dell’abbattimento delle barriere architettoniche. E dobbiamo fare in modo che le leggi, anche provenienti dall’Unione Europea, siano applicate, oppure che esempi di altre realtà internazionali possano essere un contributo utile.

In che modo FIABA porta avanti la sua mission?
G.T.
FIABA nasce con lo scopo di favorire la promozione della cultura delle pari opportunità, coinvolgendo soprattutto le istituzioni pubbliche e private a realizzare un ambiente realmente accessibile e fruibile per tutti, libero da tutte le barriere e ostacoli che discriminano ed escludono. L’impegno di FIABA è quello di sostenere un cambiamento culturale della nostra società in merito alle barriere architettoniche perché esse possano essere intese come una questione che riguarda tutti noi in tutti i momenti della nostra vita e non come un problema esclusivo e riferibile ad una sola categoria.  Tanto il lavoro fatto in questi dieci anni e non senza difficoltà.

FIABA ha introdotto in tutti i settori il concetto di abbattimento di ogni barriera fisica, psicologica e sensoriale innestando tale cultura dell’accessibilità e fruibilità totale come stile di vita nel turismo, nella scuola per tutti, nel lavoro e nei trasporti, nello sport e nel tempo libero. È presente sul territorio nazionale attraverso una rete di oltre 340 sottoscrittori di Protocolli d’Intesa, partner fondamentali con cui è continuo il dialogo e la collaborazione per diffondere la cultura dell’accessibilità globale.
 

di Valeria Torre