Pescando nel nutrito listino della MOSAICO MEDIA, ci siamo infine imbattuti nei vampiri. Ed è stato un incontro ricco di suggestioni: L’orgia notturna dei vampiri di León Klimovsky, prodotto in Spagna del 1974, è una pellicola che ben rappresenta l’esuberanza del cinema iberico di quegli anni, soprattutto quello di genere. La trama sembra offrire una rilettura moderna dei classici racconti del terrore, con mezzi a motore al posto delle classiche carrozze trainate da cavalli. Ma c’è sempre di mezzo un sinistro paesotto perso nel cuore della Transilvania e infestato da vampiri. A farne le spese sono i passeggeri di una corriera diretta a Bojoni, dove avrebbero dovuto mettersi presto al servizio di una famiglia dall’ampia e ricca residenza. Lungo la strada, però, un malore improvviso fa fuori l’autista, costringendo gli altri a trovare rifugio presso un desolato villaggio, Tolnia, che non figura nemmeno sulle carte. Ad accoglierli non trovano anima viva. I componenti del gruppo, trovato riparo nella locale taverna, scoprono al mattino di avere compagnia: oltre a Luis (Jack Taylor), un avventore anche lui finito lì per caso, ecco riapparire gli abitanti, tutti individui dall’aria piuttosto inquietante. E non a caso già dalla notte precedente avevano cominciato a verificarsi episodi oscuri, camuffatii poi dall’apparente ospitalità dei paesani. E quanto di orribile avverrà in seguito sembrerà aver dietro l’operato dell’ancor più misteriosa Contessa, donna bella quanto letale, interpretata (anche a seno nudo) dalla seducente Helga Liné.
Questa variazione sul tema del viaggio in Transilvania con annessa maledizione vampirica è ben condotta dal regista, che sa mescolare a dovere gli ingredienti tipici del genere, così come si configurava nel cinema spagnolo di allora: cura degli ambienti (ottima la scelta delle location), effetti raccapriccianti ottenuti artigianalmente al pari del trucco “lombrosiano” dei personaggi, erotismo soft con belle eroine in pericolo e malvage vampire spesso in topless (pare, tra l’altro, che nella Spagna di Franco venissero messe in circolazione due versioni di tali film, una più audace e l’altra castigata, con le scene di nudo occultate il più possibile). Del resto molto ci sarebbe da discutere, riguardo alla notevole capacità di intrattenere di simili pellicole e alla possibilità che queste, attraverso situazioni morbose e allusioni alla natura perversa del potere, contribuissero anche a risvegliare il senso critico delle platee iberiche, riscuotendo al contempo un discreto successo all’estero. Sono gli anni in cui imperversavano in Europa i nomi di Jesus Franco e Amando de Ossorio. Guarda caso i non morti del villaggio descritti in L’orgia notturna dei vampiri sembrano un po’ riprendere, con quel loro agire in branco muovendosi quasi al rallentatore, l’etica romeriana da “zombi movie” degli spaventosi Templari di Amando de Ossorio, quelli del ciclo dei “resuscitati ciecchi”. Due parole, infine, su León Klimovsky. Argentino di nascita e pioniere del cinema nel proprio paese, l’ingegnoso cineasta si era spostato poi in Spagna verso la metà degli anni ‘60, contribuendo alla rinascita e all’affermazione del cinema horror. Destino curioso, il suo: messe da parte le iniziali velleità relative a un cinema colto, sperimentale, si sarebbe difatti imposto come uno dei più capaci e versatili registi di genere, passando con disinvoltura dagli spaghetti western all’exploitation, dai film di guerra a quelli del terrore.