Lo davano tutti favorito per ottenere il Nobel per la letteratura 2013, vinto invece dalla scrittrice canadese Alice Munro, lui Haruki Murakami. Ma qual è la routine di scrittura e il segreto del suo successo? Grazie all’uso del realismo e alle sue trame dalla lettura fluida anche se piena di intrecci e supsance di protagonisti, tra sogno e realtà, tra fantasia e verità.
Ma qual è il segreto della sua scrittura? Lo ha spiegato lui stesso in una bellissima intervista concessa in passato (una delle rare in circolazione) al The Paris review, in cui non ha avuto problemi ad entrare nel “personale”, parlando anche della sua routine giornaliera nei periodi di creazione artistica.
“Scrivere un lungo romanzo è come un addestramento alla sopravvivenza. È necessaria forza fisica così come sensibilità artistica”, ammette. Ad esempio – come rivela – scrive quattro o cinque bozze di ogni sua opera, ovvero “passo sei mesi a scrivere la prima bozza e altri sette o otto a riscriverla”, dice.
E all’intervistatore che gli fa notare che è piuttosto veloce obietta: “Sono un lavoratore incallito, mi concentro molto sul mio lavoro…e non faccio niente altro che scrivere il mio romanzo durante il periodo di creazione letteraria”..
Mentre non ha ancora smesso di vendere cifre da record in Giappone, l’ultimo romanzo di Haruki Murakami, “Shikisaiwo Motanai Tazaki Tsukuru to Kareno Junreino Toshi” – L’incolore Tsukuru Tasaki e i suoi anni di pellegrinaggio, in Europa vedrà pronta la sua traduzione inglese per la fine del 2013, e quindi la pubblicazione nel corso del 2014.
Secondo Philip Gabriel, il docente di Letteratura Giapponese all’Università dell’Arizona, addetto alla traduzione, anche questo testo di Murakami presenta molte delle caratteristiche che hanno fatto appassionare migliaia di lettori in tutti il mondo: la cultura e la tradizione giapponese con l’amore per la cultura popolare americana.
Tali caratteristiche non sono una novità. Il successo raccolto in tutto il mondo con “Norwegian Wood”, “Kafka sulla spiaggia” o il più recente 1Q84 è arrivato proprio per la capacità dimostrata da Murakami di saper unire Occidente e Oriente in uno stile unico, riconoscibile e di alta qualità.
Le parole di Philip Gabriel rappresentano quindi un segnale di continuità artistica dell’autore. E sono quindi anche garanzia di ottimi risultati, del resto già anticipati con il lancio in madrepatria.
Per l’Italia intanto non c’è ancora una data precisa, anche se Einaudi sembra sia già pronta e scattante per seguire a ruota i colleghi anglosassoni.
E ci regala un primo assaggio di questa nuova opera, l’incipit de “L’incolore Tasaki Tsukuru e il suo anno di pellegrinaggio”:
“Dal luglio del suo secondo anno d’università al gennaio successivo Tsukuru Tazaki visse pensando soprattutto alla sua morte”
Le poche righe a disposizione si incastrano alla perfezione con quanto rivela il New York Times, che, attraverso la testimonianza di un intervistato, parla di un romanzo “buio”, con un protagonista “che ricorda la propria giovinezza, un periodo della vita in cui pensava praticamente solo a morire”.