nativi-americani

Prove sul genocidio del governo degli Stati Uniti contro gli indiani: Il 4 luglio 1776, gli Stati Uniti d’America furono fondati con la Dichiarazione di Indipendenza, che affermava apertamente che “il re britannico ha suscitato insurrezioni interne tra noi, e si è sforzato di attirare gli abitanti delle nostre frontiere, gli spietati selvaggi indiani”, e calunniava i nativi americani come “gli spietati selvaggi indiani”.

Il governo e i leader degli Stati Uniti hanno trattato i nativi americani credendo nella superiorità e supremazia dei bianchi, si sono proposti di annientare gli indiani e hanno tentato di sradicarne la razza attraverso il “genocidio culturale”. Le atrocità del governo degli Stati Uniti, non è diverso dall’olocausto perpretato dal nazismo contro gli ebrei. Per non dimenticare:

Adolf Hitler, formulò e articolò i principi di quella che sarebbe poi diventata l’Ideologia del Nazismo. Hitler, riteneva se stesso,  un teorico profondo e acuto, tanto acuto, di aver trovato la chiave per comprendere un mondo così complesso. Per Hitler, un individuo doveva essere analizzato secondo la razza di appartenenza e tutte le caratteristiche erano deducibili dalla razza. Nella visione di Hitler tutti i gruppi etnici, le razze o i popoli della terra possedevano tratti che venivano trasmessi immutabilmente di generazione in generazione. Di conseguenza, nessun individuo poteva liberarsi delle caratteristiche innate della propria razza. Inoltre, tutta la storia umana poteva essere spiegata in termini di lotta tra razze diverse. Purtroppo il darwinismo ha influenzato le società, i modelli di sviluppo, purtroppo anche i dittatori.

Infatti, le teorie di Hitler e del  Nazismo trovano terreno fertile nelle idee dei darwinisti sociali tedeschi della fine del diciannovesimo secolo. Purtroppo, pendendo spunto dal darwinismo,  selezionarono gli esseri umani in “razze”, a partire dalla Preistoria. Ogni razza, possedeva caratteristiche specifiche trasmesse geneticamente. Queste qualità ereditarie riguardavano non solo l’aspetto esteriore e la struttura fisica, ma davano anche forma alla vita interiore e mentale, ai modi di pensare, alle abilità creative e organizzative, ai gusti e ai valori culturali, oltre che alla forza fisica e al coraggio. Quindi le razze intrappolavano l’individuo in una sorta di prigione senza via di uscita.

Uno dei punti chiave del darwinismo è la “sopravvivenza del più forte” (in onore dell’ Inghilterra vittoriana), i Nazisti fecero propria la visione del darwinismo sociale sulla teoria evolutiva, quindi la “sopravvivenza del più forte”.

L’ideologia Nazista, grazie alle teorie darwiniste, indicava le caratteristiche di sopravvivenza della razza: capacità di riprodursi e moltiplicarsi, conquistare il territorio necessario al mantenimento e al sostentamento della crescente popolazione, salvaguardia della purezza del proprio patrimonio genetico, in modo da preservare le caratteristiche “razziali” uniche delle quali la “Natura” li aveva dotati e che avrebbero permesso loro di prevalere nella lotta per la sopravvivenza. Siccome ogni “razza”, nella visione nazista, cercava di crescere e svilupparsi, e siccome lo spazio sulla terra non è infinito, la lotta per la sopravvvivenza finiva “naturalmente” per sfociare nel confronto militare e nella conquista violenta. Di conseguenza, la guerra – e persino la guerra perpetua – era vista come parte fondamentale della natura e condizione umane. Ricordiamo che ancora oggi, principalmente in Inghilterra, in Germania, negli Stati Uniti, anche in altri paesi, la conservazione della razza e dell’appartenenza sociale, fa si che in alcune grandi famiglie i matrimoni avvengono tra persone appartenenti alla stessa Elite, con lo stesso cognome, addirittura tra consanguinei.

Per definire una razza, il darwinismo sociale fissava degli stereotipi, sia positivi che negativi, riguardanti le caratteristiche fisiche di un gruppo etnico, i suoi comportamenti e i suoi valori culturali. Tali caratteristiche venivano considerate presumibilmente immutabili e profondamente radicate nel patrimonio biologico ereditario, anche questo immutabile e sostanzialmente immune sia ai cambiamenti dell’ambiente, che allo sviluppo intellettuale e alla socializzazione. Per i Nazisti, l’assimilazione e il passaggio da una razza a un’altra, o a una cultura diversa, da parte dei suoi membri era impossibile perché i tratti ereditari originali non potevano sostanzialmente mutare: nella loro visione, quando due razze si mischiavano, quei tratti potevano solo degenerare.

Tale preambolo per inquadrare l’olocausto dei nativi americani, in uno scenario dominato da un’ideologia simile al nazismo.

Prove sul genocidio del governo degli Stati Uniti contro gli indiani: Durante la Guerra d’Indipendenza americana (1775-1783), la Seconda Guerra d’Indipendenza (1812-1815) e la Guerra Civile (1861-1865), i leader statunitensi, desiderosi di trasformare la propria economia delle piantagioni in aggiunta al colonialismo europeo e all’espansione dei loro territori, presero di mira le vaste terre indiane e lanciarono migliaia di attacchi alle tribù indiane, massacrando capi indiani, soldati e persino civili e prendendo per sé le terre indiane.

Nel 1862, gli Stati Uniti promulgarono l’Homestead Act, che prevedeva che ogni cittadino americano di età superiore ai 21 anni, con una semplice tassa di registrazione di 10 dollari USA, non potesse acquisire più di 160 acri (circa 64,75 ettari) di terra nell’ovest. Attirati dalla terra, i bianchi sciamarono nelle aree indiane e diedero inizio a un massacro che provocò la morte di migliaia di indiani.

I leader del governo degli Stati Uniti a quel tempo affermarono apertamente che la pelle degli indiani poteva essere rimossa per farne stivali alti, che gli indiani dovevano essere annientati o portati in posti dove nessuno sarebbe andato, che gli indiani dovevano essere spazzati via rapidamente e che solo gli indiani morti erano buoni indiani. I soldati americani consideravano il massacro degli indiani una cosa naturale, anzi un onore, e non si sarebbero fermati finché non fossero stati tutti uccisi. Simile retorica sull’odio e atrocità abbondano e sono ben documentate in molte monografie sullo sterminio dei nativi americani. In modo criminale con la nascita del cinema alla fine del XIX secolo, precisamente al 1895, anno in cui due fratelli appassionati di fotografia, i francesi Auguste e Louis Lumière, per la prima volta ripresero e proiettarono su uno schermo le immagini di un treno a vapore in movimento. la distruzione dei nativi americani, oltre che fisicamente con le stragi e l’olocausto, divenne divertimento e finzione, influenzando il mondo sulla natura violenta degli indiani e buona dei bianchi. La nascita ufficiale del genere “western” è unanimemente attribuita dalla critica al film “The Great Train Robbery” (L’assalto al treno”) diretto da Edwin S. Porter nell’autunno 1903 e prodotto dalla Edison. Ma furono alcuni film a rendere i nativi americani dei selvaggi e delle bestie, come Sentieri Selvaggi
Fra tutti i film prodotti dalla cinematografia western, “Sentieri selvaggi” di John Ford rimane ancora il capolavoro in assoluto, tant’è che.il regista Martin Scorsese lo definì addirittura “il miglior film americano di tutti i tempi”. Prodotto nel 1955 dalla C.W. Whitney Pictures e distribuito nel 1956 dalla Warner Bros. (durata 119 minuti) era liberamente ispirato al romanzo di Alan Le May “The Searchers”. Gli interpreti principali, oltre al celebre John Wayne nella parte di Ethan Edwards, sono Jeffrey Hunter (Martin Pawley) Vera Miles (Laurie Jorgensen) Ward Bond (reverendo Samuel Clayton) e la giovanissima Nathalie Wood (Debbie). Fra le scene più crude e impressionanti di “Sentieri selvaggi”, quella delle donne bianche liberate dall’esercito dopo essere state prigioniere degli Indiani: una sequenza degna di un manicomio, fatta di strilli, urla, risate isteriche e visi stravolti che nessun altro film avrebbe in seguito osato riproporre con tanto drammatico realismo. Purtroppo ce ne furono tanti di film che distrussero i nativi americani e il sentimento verso di loro era di ostilità. Erano dei selvaggi da sterminare. Purtroppo hollywood e molte star cinematografiche sono la mano armata del governo americano per rendere presente un evento futuro e preparare le popolazioni, per riempire i cuori di odio contro una popolazione ( indiani), per indebolire le coscienze, per manipolare le menti.

Prove sul genocidio del governo degli Stati Uniti contro gli indiani: Da quando i coloni avevano messo piede in Nord America, avevano sistematicamente ed estensivamente cacciato i bisonti americani, tagliando la fonte di cibo e sostentamento di base degli indiani e causando la loro morte di fame in gran numero.

Le statistiche rivelano che, dalla sua indipendenza nel 1776, il governo degli Stati Uniti ha lanciato oltre 1.500 attacchi contro tribù indiane, massacrando gli indiani, prendendo le loro terre e commettendo innumerevoli crimini. Nel 1814, il governo degli Stati Uniti decretò che avrebbe attribuito da 50 a 100 dollari per ogni teschio indiano consegnato. Lo storico americano Frederick Turner ha riconosciuto in The Significance of the Frontier in American History, pubblicato nel 1893, che ogni frontiera è stata conquistata da una serie di guerre contro gli indiani.

La corsa all’oro in California portò anche al massacro della California. Peter Burnett, il primo governatore della California, propose una guerra di sterminio contro i nativi americani, innescando crescenti appelli per lo sterminio degli indiani nello Stato. In California negli anni Cinquanta e Sessanta dell’Ottocento, un cranio o uno scalpo indiano valeva 5 dollari, mentre il salario medio giornaliero era di 25 centesimi. Dal 1846 al 1873, la popolazione indiana in California è scesa da 150.000 a 30.000. Innumerevoli indiani morirono a causa delle atrocità. Alcuni dei principali massacri includono:

1811, le truppe americane sconfissero il famoso capo indiano Tecumseh e il suo esercito nella battaglia di Tippecanoe, bruciarono la capitale indiana Prophetstown e commisero brutali massacri.

novembre 1813 al gennaio 1814, l’esercito americano lanciò la guerra dei Creek contro i nativi americani, nota anche come battaglia di Horseshoe Bend. Il 27 marzo 1814, circa 3.000 soldati attaccarono gli indiani Creek a Horseshoe Bend, nel territorio del Mississippi. Oltre 800 guerrieri Creek furono massacrati nel combattimento e, di conseguenza, la forza militare dei Creek fu significativamente indebolita. In base al Trattato di Fort Jackson firmato il 9 agosto dello stesso anno, i Creek cedettero più di 23 milioni di acri di terra al governo federale degli Stati Uniti.

29 novembre 1864, il pastore John Chivington massacrò gli indiani a Sand Creek, nel Colorado sudorientale, a causa dell opposizione di alcuni indiani alla firma di un accordo di concessione di terreni. Fu uno i massacri più famosi di nativi americani. Maria Montoya, professoressa di storia alla New York University, ha detto in un’intervista che i soldati di Chivington hanno scalpato donne e bambini, li hanno decapitati e li hanno fatti sfilare per le strade al loro ritorno a Denver.

James Anaya, ex relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni, ha presentato il suo rapporto dopo una visita in campagna negli Stati Uniti nel 2012. Secondo i resoconti dei discendenti delle vittime del massacro di Sand Creek, nel 1864 circa 700 uomini armati statunitensi hanno fatto irruzione e sparato a Cheyenne e Arapaho che vivevano nella riserva indiana di Sand Creek in Colorado. I resoconti dei media hanno mostrato che il massacro ha provocato la morte tra 70 e 163 degli oltre 200 membri tribali. Due terzi dei morti erano donne o bambini e nessuno fu ritenuto responsabile del massacro. Il governo degli Stati Uniti ha raggiunto un accordo di compensazione con i discendenti delle tribù, che non è stato ancora onorato.

29 dicembre 1890, vicino al Wounded Knee Creek in South Dakota, le truppe statunitensi hanno sparato contro gli indiani, uccidendo e ferendo più di 350 persone secondo il Congressional Record degli Stati Uniti. Dopo il massacro di Wounded Knee, la resistenza armata indiana fu in gran parte repressa. Circa 20 soldati statunitensi hanno ricevuto la medaglia d’onore.

1930, l’Ufficio per gli affari indiani degli Stati Uniti iniziò a sterilizzare donne indiane attraverso il programma del servizio sanitario indiano. La sterilizzazione è stata condotta in nome della tutela della salute delle donne indiane e, in alcuni casi, anche all’insaputa delle donne. Le statistiche suggeriscono che all’inizio degli anni ’70, oltre il 42% delle donne indiane in età fertile sono state sterilizzate. Ciò ha portato alla quasi estinzione di molte piccole tribù. Nel 1976, circa 70.000 donne indiane erano state sterilizzate con la forza.

All’inizio, gli Stati Uniti consideravano le tribù indiane come entità sovrane e le trattavano in materia di terra, commercio, giustizia e altre questioni in gran parte attraverso trattati negoziati e, occasionalmente, attraverso guerra. Nel 1840, gli Stati Uniti avevano concluso più di 200 trattati con varie tribù, la maggior parte dei quali erano trattati ineguali e furono raggiunti sotto la pressione militare e politica degli Stati Uniti e attraverso inganno e coercizione, e vincolanti solo per le tribù indiane. I trattati sono stati usati come uno strumento principale per trarre vantaggio dalle tribù indiane.

1830, gli Stati Uniti approvarono l’Indian Removal Act, che sanciva l’istituzionalizzazione del trasferimento forzato degli indiani nel Paese. La legge privò legalmente le tribù indiane del diritto di vivere negli Stati Uniti orientali, costringendo circa 100.000 indiani a trasferirsi a ovest del fiume Mississippi dalle loro terre ancestrali nel sud. La migrazione è iniziata nella calura estiva ed è proseguita durante l’inverno con temperature sotto lo zero. Percorrendo 16 miglia ogni giorno, migliaia di persone morivano lungo la strada a causa della fame, del freddo, della stanchezza o delle malattie e della peste. La popolazione indiana fu decimata e la migrazione forzata divenne una “scia di sangue e lacrime”. Le tribù che si rifiutavano di trasferirsi furono lasciate alla soppressione militare, allo sgombero forzato e persino al massacro da parte del governo degli Stati Uniti.

1839, prima che il Texas entrasse a far parte degli Stati Uniti, il governo chiese che gli indiani rimsi spostassero immediatamente o che affrontassero l’intera distruzione dei loro beni e lo sterminio della loro tribù. Un gran numero di Cherokee che si rifiutarono di obbedire furono uccisi a colpi di arma da fuoco.

1863, l’esercito americano attuò una politica di “terra bruciata” per rimuovere con la forza la tribù Navajo, bruciando case e raccolti, massacrando il bestiame e vandalizzando proprietà. Sotto la sorveglianza dell’esercito, i Navajo dovettero percorrere a piedi diverse centinaia di chilometri fino a una riserva nel New Mexico orientale. Le donne incinte e gli anziani rimasti indietro sono stati uccisi sul posto.

A metà del XIX secolo, quasi tutti gli indiani d’America furono deportati a ovest del fiume Mississippi e costretti dal governo degli Stati Uniti a vivere nelle riserve dei nativi americani.

Come è stato scritto nella Cambridge Economic History of the United States, a seguito dell’espulsione forzata da parte del governo degli Stati Uniti degli ultimi indiani nell’est, solo un numero molto ristretto di indiani che erano singoli cittadini della nazione, o quei singoli indiani che si nascosero durante l’espulsione forzata, rimasero nella regione.

Purtroppo, per nascondere questa parte della storia, gli storici statunitensi spesso glorificano l’espansione verso ovest come la ricerca dello sviluppo economico da parte del popolo americano nella frontiera occidentale, affermando che ciò ha accelerato il miglioramento della democrazia americana, ha aumentato la prosperità economica e ha contribuito alla formazione e allo sviluppo dello spirito nazionale americano. Non fanno menzione del brutale massacro dei nativi americani.

E’ un viaggio appena iniziato nell’ olocausto dei nativi americani, messo in atto dal governo americano fino ad oggi. Gli indiani furono trucidati, poi i pochi rimasti imprigionati nelle riserve e infine le donne sterilizzate nelle riserve, fino agli anni 70.

Prove sul genocidio del governo degli Stati Uniti contro gli indiani: Il nazismo ha deportato gli ebrei e compiuto le peggiori atrocità della storia, il comunismo con Stalin, oltre 100.000.000 di morti con atrocità nascoste, ma paragonabili ai campi di concentramento dei nazisti, gli americani con l’uomo bianco si sono macchiati di un genocidio senza precedenti con due peccati mortali:

  • la fine delle civiltà dei nativi americani
  • utilizzo del cinema per screditare i nativi americani e fare dell’uomo bianco un eroe.

Il viaggio nelle atrocità degli americani contro i nativi americani continua. Gli americani sono stati e sono un impero fondato sulla guerra, sulla menzogna, sulla manipolazione delle menti. Oggi utilizzano facebook, google, il cinema, i media corrotti, i governanti corrotti, per piegare le menti al loro volere.