L’edizione del Mosaico D’Europa Film Fest apertasi a Ravenna la sera del 14 aprile vede in cartellone titoli decisamente invitanti, tra cui è impossibile non citare Tyrannosaur di Paddy Considine (risultato nel 2011 uno dei casi cinematografici dell’anno, in Gran Bretagna e non solo lì), Into the Abyss del grande Werner Herzog, ed infine lo scioccante Whore’s Glory di Michael Glawogger, geniale documentarista austriaco che avevamo già enormemente apprezzato per Workingman’s Death e che col nuovo film è stato anche premiato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia. La giornata d’apertura ha avuto invece un timbro marcatamente iberico, essendo stati proiettati Tambien la Lluvia di Icíar Bollaín ( Spagna, 2010) e, in prima serata, un film d’animazione che ha già conseguito numerosissimi premi, ovvero  Chico & Rita di Fernando Trueba e Javier Mariscal (Spagna – Regno Unito 2010).  All’inaugurazione  noi di RomaLive non eravamo presenti, poiché il festival lo seguiremo soltanto a partire da oggi, ma nonostante la “latitanza” due parole su Chico & Rita possiamo dirle ugualmente: il film era infatti presente, fuori concorso, al recente appuntamento bolognese con il Future Film Festival.

Non abbiamo orecchiato ancora nulla di come siano andate le cose qui a Ravenna. Ma al termine della proiezione che ha avuto luogo a Bologna, della quale siamo stati testimoni diretti, il pubblico ha reagito con una serie di applausi particolarmente calorosi e convinti. Tuttavia da parte nostra l’entusiasmo è stato di gran lunga più contenuto. Il lungometraggio spagnolo ci è sembra un prodotto con qualche pregio e non pochi difetti: dalla sua il film ha senz’altro una delicatezza di fondo e una passione genuina per la musica che possono istintivamente sedurre. In quest’opera di animazione d’impronta piuttosto tradizionale si narra l’amore contrastato tra due artisti cubani, Chico e Rita per l’appunto, la cui dedizione per il jazz unita a una passionalità vissuta allo stato puro sarà causa di turbamenti profondi, sullo sfondo di un’isola dall’assetto politico-sociale in rapida trasformazione. Ci si riesce in parte ad appassionare, alle differenti scelte di vita che porteranno Rita a un effimero successo negli Stati Uniti e Chico al progressivo oblio, in una Cuba poco riconoscente verso il suo talento. Eppure, a nostro avviso è innanzitutto una regia scontata, incerta, a risultare meno incisiva di quanto si vorrebbe, forse a causa del difficile lavoro di squadra che ha coinvolto un cineasta più a suo agio coi lungometraggi di fiction, come quel Ferando Trueba qui all’esordio nell’animazione, ed altri due artisti che con tale forma espressiva possono vantare un feeling diverso, vale dire Javier Mariscal e suo fratello Tono Errando. A ciò aggiungiamoci pure che la scelta di descrivere L’Havana anni ‘40/’50 del dittatore Batista come una specie di paradiso dell’arte e della sensualità, mentre l’avvento della rivoluzione castrista avrebbe portato una cappa di grigio conformismo, ci ha infastidito non poco. E ci è quasi venuta voglia di replicare a questa banalizzazione recuperando dai ricordi musicali più belli il caro, vecchio Buena Vista Social Club.