Come in ogni suo libro Murakami scrittore è anche regista della sua stessa sceneggiatura e come in un film, utilizza sempre una bellissima colonna sonora, questo accade anche nel suo ultimo romanzo “L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio” con le note di “Le mal du pays” di Franz Liszt.
Il suo narrare con il suo procedere apparentemente lento conquista il lettore man mano con la sua intensità e con il suo non essere mai banale, facendo incontrare solitudine, inquietudine, mistero e amicizia arrivando a scorrere dentro il lettore lentamente ed inesorabilmente.
Rispetto agli altri suoi libri e storie Murakami qui accompagna chi legge nel suo mondo, fatto di salti nel tempo e momenti presenti, di ponti tra le diverse dimensioni arrivando a fluire in modo più maturo usando molti più accenni realistici, rimanendo sempre e comunque legato al suo modo di scrivere, tra il surreale e la realtà.
Oltre ad essere presente la caratteristica del suo errare tra le diverse dimensioni, ritorna anche quella di relegare ad ogni suo protagonista un suo proprio alterego, giocando sui ruoli e sugli opposti. lasciando sempre tutto sospeso con un tono di malinconia e senza arrivare ad non un finale vero e proprio, lasciando ad un’interpretazione aperta, ad una visione personale, sempre possibilista e positiva.
I temi molteplici sul valore dell’amicizia, dei sogni adolescenziali, della difficoltà della vita li riesce a far incontrare in modo del tutto integro creando un cerchio magico addirittura intoccabile ed è proprio questa intoccabilità di questo cerchio immaginario che alla fine non ha retto agli eventi delle situazioni.
La narrazione va e viene, tra il presente ed il passato, è come se il tutto fosse unito ad un filo che lo riconduce al punto di partenza, l’adolescenza che si incontra con il momento della maturità.
Il tema della sofferenza, il travaglio è il punto focale mettendo in risalto il lavoro importante che il protagonista fa su se stesso per evolversi, per crescere, per fortificarsi e per diventare adulto e costruire il suo pensiero libero di uomo libero. La storia è intrisa di spunti di vita anche se è piena di momenti narrativi che parlano di senso dell’abbandono e perdite. Un libro molto intenso per la forza nei contenuti parlando sui valori importanti dell’amicizia grazie ad una narrazione molto più intima, “un sogno di realtà” dell’inconscio basato su un percorso di consapevolezza individuale alla ricerca della costruzione di se stessi.
“L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio”, si può definire un romanzo di formazione, soprattutto di crescita personale.
Il protagonista compie questo percorso attraverso i tanti piccoli passaggi a cui sarà sottoposto che a volte appaiono insignificanti, ma che ne andranno a tracciare il futuro. Non avere un colore nel proprio nome, caratteristica comune invece ai suoi migliori amici, diventerà il suo punto di forza per meglio definire se stesso e diventare il colore che sarà nel mondo, portandolo a cambiare il corso della sua esistenza.
Tsukuru grazie alla sua sofferenza riesce a trasformare Tsukuru prima e Tsukuru dopo, cambiando carattere, personalità e fisionomia. Questo concetto di tempo richiama alla memoria la presenza della crisalide già in 1Q84 del prima e del dopo.
“Il ragazzo che una volta si chiamava Tazaki Tsukuru era morto…Quello che adesso era lì e respirava, era un nuovo Tazaki Tsukuru, un Tazaki Tsukuru il cui nucleo era stato, in gran parte almeno, sostituito. Ma era una verità che conosceva soltanto lui. Né aveva intenzione di condividerla con nessuno.”
Tsukuru durante il suo percorso di cambiamento ci riuscirà grazie alla presenza da parte di Sara e del suo esserne innamorato, a ritrovare soprattutto fiducia in se stesso e a lasciar andare i fantasmi del suo passato.
Oltre all’importanza del suo cambiamento, emergeranno anche i temi dell’aver subito un trauma durante l’adolescenza e con esso l’importanza di sciogliere i nodi che si sono formati nel passato per poter vivere liberamente e in modo consapevole da adulto. Dove non era importante dimenticare il dolore, bensì cercare un modo che somigliasse ai flussi e riflussi della marea che a volte sale fino a bagnare i piedi e a volte si ritrae lontano inesorabilmente.
Il finale va lasciato sedimentare per poi da solo riemerge trionfante, come scelta da parte di Murakami, perché finisce con la voglia di cercare altre pagine, anzi molto di più, con il desiderio di scrivere il finale a chi legge e si è lasciato andare.
Questa la grande capacità di Murakami, di trasportare e lasciarsi trasportare nel suo mondo, in questo caso, in un mondo del tutto reale, il suo mondo di adulto.