Aziende più competitive, che puntano su stile e design. Così, si ribalta il concetto di «Nimby» (not in may backyard) trasformandolo nel nuovo «Yimby» (yes in my backyard), perchè diventa difficile dire no a una struttura utile e anche esteticamente pregevole. A tutto questo si aggiunge la strategia industriale sulla competitività delle aziende italiane, generalmente di piccole e medie dimensioni, che si trovano a competere con colossi stranieri, soprattutto cinesi. Puntare sulla qualità del prodotto combinata a design, stile e creatività è ciò che da sempre rende inimitabile il Made in Italy. «L’energitismo vuole mettere fine al confitto tra mondo reale, fatto di bisogni energetici e il mondo sognato, il mondo della bellezza, dell’armonia come realtà d’essere, perchè il richiamo del bello è dentro di noi e invece che negarlo è meglio affrontarlo – spiega l’architetto Nicoletta Di Marco, co-fondatrice del movimento – Ma in che modo? Dando dignità alla tecnologia, facendo delle tecnologie oltre che un’esperienza energetica un’esperienza estetica». Fondato da Claudia Bettiol 2011 insieme con un network di ricercatori di diverse disipline, sensibili ai temi delle rinnovabili e dell’efficienza energetica (Bettiol & Partners), l’Energitismo applica quindi l’arte alle tecnologie, in particolare quelle dei piccoli impianti per uso domestico. Il sito del movimento (www.energitismo.org) offre un’ampia panoramica dei buoni e dei cattivi esempi, realizzati o progettati, inventariati e fotografati nel tempo per dimostrare, attraverso le immagini, la differenza tra un impianto di design e uno tradizionale.