“Avevamo nostalgia di una certa libertà irriverente, come quella che troviamo nei film di Bertrand Blier ( Lui portava i tacchi a spillo, Uno, due, tre, stella!, Troppo bella per te!, Per sesso o per amore?) o nella commedia all’italiana, quale poteva essere ad esempio I MOSTRI di Dino Risi”, questo almeno nelle intenzioni del regista Gilles Lellouche, colui che ha girato il film della BIM distribuito in Italia in 160 sale cinematografiche. E la commedia mantiene fede a quanto promette lo stesso regista. Su un girato di 30 cortometraggi la scelta è caduta su sette storie che declinano in vari modi le infedeltà maschili, senza distinzioni di razza, età, credo ideologico; come unico comune denominatore, contesti quotidiani credibili e umoristici che spesso rasentano il patetico o il grottesco, in cui gli eroi maschili spesso non sono altro che degli inetti. La pellicola, sebbene ad episodi, presenta una sua continuità narrativa nel far incrociare le singole storie in cui ogni segmento finisce proprio dove inizia l’altro, e solo nel montaggio finale si è scelto che ordine dargli, creando uno scenario diverso dal solito, pieno di inventiva e vivacità in cui ogni episodio è interscambiabile con l’altro. Ciò che ne risulta è un insieme di storie ben orchestrate e messe in scena da una sapiente regia e sceneggiatura, cui hanno contribuito altri quattro registi ed amici grazie ad un meticoloso lavoro di script, in cui ogni regista è stato lasciato libero di scegliere l’episodio a lui più congeniale per tematica e trattamento. Il film meriterebbe di essere visto già solo per la presenza del premio Oscar come miglior attore maschile (per The Artist) Dujardin, che qui con Lellouche, pur vestendo panni diversi, attraversa tutte le storie (caratteristica comune ad altri attori che recitano in più di un episodio). Una menzione speciale per l’acume e la sensibilità la merita Emmanuelle Bercot, unica presenza femminile di rilievo in un cast registico decisamente al maschile.
A cura di Monica Refe