Roma, 13 Novembre
Sono al Teatro Quirino “ Vittorio Gassman” ,Via delle Vergini, 7. L’attesa e la trepidazione e’ quella delle grandi serate. La sala e’ quasi gremita e tra gli ospiti di onore, riconosco Eugenio Scalfari, Giuseppe Tornatore e il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Quest’ultimo, amico di sempre del maestro Rosi, sin dal liceo, il prestigioso Umberto, compagno di mille avventure di giovinezza, come quella che li vuole insieme nella Compagnia degli Illusi.Il Presidente non e’ voluto mancare alla presentazione del libro-intervista “Io lo chiamo cinematografo”, scritto con il regista Giuseppe Tornatore, quello di “Nuovo Cinema Paradiso”, oscar per il miglior film straniero. Ilaria D’amico in veste di conduttrice dell’evento, non sfigura ma sfoggia una professionalita’ impeccabile. E’ lei a dettare i tempi e con una scaletta molto semplice fa raccontare, a turno, il Rosi regista, artista e autore. Da Roberto Ando’ che lo definisce il “poeta della realta’”, passando per Irene Bignardi e Furio Colombo, che sostiene fermamente che “in Rosi non c’e’ cinema ma realta’, come se vi si foste catapultati dentro”, arrivando a Emiliano Morreale, che avvicina il siciliano a grandi nomi come quelli di Fellini e Antonioni, definisce i suoi film “opere d’arte”.
Le letture di Galatea Ranzi affascinano il pubblico e lo convincono della bonta’ dei contenuti del libro-intervista. Per terminare, Eugenio Scalfari, che con un monologo di 20 minuti illumina la sala e la zittisce.
Francesco Rosi, fu aiuto regista di Monicelli e Antonioni, fu autore, simbolo e innovatore del cinema italiano di impegno civile e denuncia sociale. I suoi film hanno lo stile documentaristico e del report, come ad esempio“Lucky Luciano”(1975), in cui sono raccontati gli ultimi anni dell’omonimo boss, interpretato da Gianmaria Volonte’, che ritroveremo in tante altre pellicole dello stesso Rosi. Il Verga del cinema italiano e’ accompagnato nella sua opera, non a caso da “Peppino Tornatore”, un altro gigante del cinema, che sicuramente piu’ di altri sapra’ raccogliere la sua eredita’ e la sua “pelle”. L’orgoglio di essere italiano questa sera e’ piu’ forte e piu’ acceso che mai.
GIOVANNI MARIA LEPORI