La contemporaneità reinterpreta l’arte classica, questa frase molto breve riassume l’idea della mostra che occuperà gli spazi del Foro romano e del Palatino fino al 23 settembre p.v.
17 gli artisti invitati dal curatore Vincenzo Trione a partecipare a questa esposizione, differenti per età e per ispirazione, dai maestri dell’arte povera – Kounellis, Pistoletto, Paolini – ai protagonisti della transavanguardia come Paladino; da figure isolate – Parmiggiani, Longobardi, Albanese, Beecroft – a grandi fotografi come Jodice e Biasiucci; da voci “mistiche” – Botta, Pietrosanti – a personalità lontane da gruppi e da tendenze come Aquilanti; da autori post-informali come Colin a giovanissimi quali ZimmerFrei, Alis/Filliol e Barocco.
Una collettiva con anime diverse che si snoderà attraverso alcuni luoghi simbolo del Foro Romano, come il Tempio di Romolo e il Tempio di Venere e Roma o del Palatino come la Vigna Barberini, lo Stadio, che riapre al pubblico dopo molti anni, il criptoportico neroniano e il Museo del Palatino.
Ed è proprio compiendo questo percorso espositivo che emergerà “ il filo unico che unisce personalità così diverse e che suggerisce la presenza di una vera tendenza dell’arte italiana del nostro tempo, implicita e trasversale: la post-classicità.”
Accompagna la mostra il volume Post-classici e un public program a cura di Doppiozero composto da sei incontri con scrittori e intellettuali.