In quattro anni al Camp Nou ha vinto 13 titoli conquistando tutti gli amanti del calcio.

Pep Guardiola lascia il Barcellona. A breve sarà ufficiale. In questi minuti il tecnico catalano sta spiegando la sua decisione alla squadra. Poi ci sarà una conferenza stampa in cui verranno illustrate le motivazioni che hanno spinto Guardiola ad andarsene dal Camp Nou.

“Mas que un club”. E’ questo il motto del Barcellona, che troneggia anche al Camp Nou. Se il Barça, per quello che rappresenta per l’intera Catalogna, non è solo una squadra di calcio, Pep Guardiola nei suoi quattro anni in panchina, è stato molto più di un allenatore. E’ l’uomo che ha portato i blaugrana al centro del mondo. Creando un modello impossibile da imitare sul piano del gioco. Dove la tecnica individuale dei giocatori è quasi irreale e non c’è il centravanti perché, parola di Pep, “il nostro centravanti è lo spazio che tutti possono attaccare”. Un sistema che ha portato risultati clamorosi: passeranno molti anni prima che un allenatore possa vincere 13 trofei sui 17 a cui ha partecipato. Numeri spaventosi, che sbriciolano ogni record del club e potranno incrementarsi se il Barça vincerà la finale di Coppa del Re il 25 maggio con l’Athletic Bilbao. La chiusura perfetta del cerchio prima della separazione: la prima coppa conquistata da Guardiola sulla panchina del Barça fu proprio una finale di Coppa del Re nel 2009, guarda caso con i baschi ora allenati da Bielsa.

Guardiola arriva sulla panchina del Barcellona nell’estate 2008. L’idea è dell’allora presidente Joan Laporta, che decide di chiudere l’era Frank Rijkaard, tecnico olandese che ha riportato in alto il club centrando l’accoppiata Liga-Champions nel 2006 e 5 titoli complessivi. Quello dell’olandese è un Barça imperniato sulla classe cristallina degli ingestibili Deco e Ronaldinho. La scelta è chiara: chiavi della squadra in mano a Messi cedendo Dinho al Milan (scelta geniale a posteriori). Guardiola si affida a giocatori che faranno la sua fortuna: Xavi, Puyol, Piqué (appena ripreso dallo United), Iniesta, la coppia Dani Alves-Keita (arrivati dal Siviglia) e il neopromosso in squadra A Busquets. L’inizio non è dei migliori, ma in primavera la squadra esplode: dopo la Coppa del Re arriva anche la Liga, favorita dal calo del Real. Non è finita. Perché dopo quel famoso gol di Iniesta a Stamford Bridge nella semifinale di Champions col Chelsea, forse la rete più pesante della sua gestione per le implicazioni future, Pep confeziona il triplete battendo 2-0 a Roma il Manchester United in finale. Quella in cui Messi firma di testa il secondo gol.