Tra le mode hollywoodiane del momento quella degli attacchi alieni alla Terra, effettuati in grande stile da razze venute dallo Spazio con un enorme potenziale offensivo, va per la maggiore. Oddio, in tempi non sospetti vi erano già stati casi eclatanti, come il remake de La guerra dei mondi diretto nel 2005 da Steven Spielberg. Ma nell’ultimo biennio gli episodi si sono moltiplicati a dismisura, sarà forse per effetto della “febbre del 2012” e della “sindrome da profezia Maya”? Viene naturale scherzarci un po’ sopra. Eppure, non è così remoto ipotizzare che taluni produttori americani si siano fatti tentare, vista la curiosità del pubblico medio per certe scombiccherate teorie, dal rivitalizzare questo particolare ramo della Science Fiction cinematografica. E così alcune aree del globo si sono ritrovate improvvisamente sotto attacco. Tale sorte è toccata alla California con Battle: Los Angeles di Jonathan Liebesman, in cui il nemico faceva la sua comparsa dal mare. Poi è toccato ai russi, minacciati in L’ora nera di Chris Gorak da luminose presenze aliene pronte a radere al suolo Mosca. Attenzione, però, perché quelli rappresentati in tali film costituivano semplicemente i fronti più caldi, in realtà era tutto il mondo a subire una violenta invasione. Coi sopravvissuti di turno pronti a difendere il pianeta in una disperata, orgogliosa controffensiva. Ed ora tocca all’arcipelago delle Hawaii trasformarsi, almeno per un po’, da paradiso dei surfisti a campo di battaglia, con unità terrestri e invasori alieni pronti a sfidarsi in mare aperto.

Di tutti i titoli finora citati, quello con l’epicentro dell’azione posto alle Hawaii corrisponde senz’ altro al film che ha saputo divertirci di più, dall’inizio alla fine (e con tanto di scena a sorpresa posta dopo i titoli di coda, per cui consigliamo gli spettatori di restare fino all’ultimo). Battleship si ispira peraltro al celeberrimo gioco da tavolo, la “battaglia navale”, ed è sorprendente come da un presupposto tanto fragile il regista Peter Berg e i suoi sceneggiatori siano riusciti a tirare fuori una pellicola così effervescente, in cui la spettacolarità dell’azione si mescola con una varietà di toni tale da lasciar trapelare anche una certa (auto)ironia.

 

La star Rihanna in una scena di Battleship

Con ai posti di combattimento attori come Taylor Kitsch (ovvero il protagonista Ten. Alex Hopper), Alexander Skarsgård (Stone Hopper) e la star di colore Rihanna (Cora Raikes), capitanati dall’intramontabile Liam Neeson (qui nel ruolo del vice ammiraglio Shane, padre della bellissima ragazza, interpretata a sua volta da Brooklyn Decker, di cui va subito a innamorarsi il giovane e impulsivo tenente Hopper), si immagina che una razza aliena giunta da un pianeta morente crei una potente testa di ponte nel Pacifico, preparandosi così all’invasione. Dettaglio non trascurabile è che lì gli “ospiti” ci sono arrivati grazie al tentativo di alcuni scienziati di comunicare con lo spazio profondo, tant’è che uno dei ricercatori, il più disincantato, aveva già espresso il dubbio che eventuali visitatori avrebbero potuto rapportarsi alla terra come i “conquistadores” spagnoli alle Americhe, facendo cioè piazza pulita. Poco male. Ci penserà la marina statunitense, in combutta con l’alleato nipponico (quasi a pareggiare i conti con l’episodio di Pearl Harbour, cui si allude più volte e in modo divertito nel film) a rintuzzare la minaccia. Come? A cannonate, ovviamente. Sebbene non manchino momenti di celebrazione della macchina bellica americana piuttosto indigesti, Battleship si differenzia fortunatamente dagli esiti deteriori del filone, ad esempio mescolando combattimenti spettacolari e segmenti di commedia. Non solo. Anche la tipologia dei personaggi, che si rivelano a volte cialtroni e a volte coraggiosi, a volte ribelli e a volte inquadrati, a volte pigri e a volte pieni di iniziativa, tende a staccarsi dalla norma. E persino la caratterizzazione degli alieni, il cui operato tende alla distruzione sistematica degli armamenti e delle infrastruttura del nemico più che allo sterminio indifferenziato degli umani, risponde a una logica più sottile e inconsueta. Non sono quindi pochi i meriti di questo non banale film di intrattenimento, capace di regalare anche una scena dai contorni quasi geniali: quella in cui sul radar del cacciatorpediniere americano viene in pratica citato, durante lo scontro missilistico con gli alieni, il gioco stesso della battaglia navale!