Una moda che sta nascendo in sordina, ma che presto sarà un “must” per chi vuole essere in linea con le tendenze: è l’aperitivo alle ciclofficine. Luoghi di ritrovo autogestiti, in genere posizionate nei centri cittadini, nati per chi vuole abbandonare il mondo dell’automobile e dello smog per ritrovare un modo di pensare più sano da molti punti di vista. Da una ricerca su un campione di un migliaio di persone, per quanto riguarda le motivazioni all’uso delle due ruote, infatti, è emerso che il 20% degli intervistati sceglie la bici come mezzo di trasporto in alternativa ad altri per andare a scuola o al lavoro (la percentuale sale al 26% per le persone fino ai 30 anni), mentre il 12,5 % la preferisce per spostamenti brevi. Oltre il 40% la usa, infine, per svago, mentre un 12 % nel fine settimana. Complice la crisi, l’uso della bicicletta, infatti, è diventato sempre più familiare in città durante la settimana. Non più relegata, quindi, soltanto ai bambini e alle scampagnate. Sempre più spesso, si vedono sfrecciare tra le lamiere arroventate delle auto bloccate dal traffico, gli snelli profili non inquinanti della due ruote, guidati da persone di tutte le età. Da qui nasce la necessità di aumentare le piste ciclabili. Argomento che nel nostro Paese è ancora un po’ indietro rispetto ad altre nazioni che godono di infrastrutture decisamente più all’avanguardia. In Italia si calcolano in tutto 3.227 chilometri di piste ciclabili, contro i 35mila della Germania e i 17mila dell’Inghilterra. Questo dato mette in evidenza come molto spesso, le città non siano sicure. Pericolosità confermata, purtroppo, dai dati registrati sugli incidenti: l’indice di mortalità medio per un ciclista in Italia è di 1,92%, più del doppio (0,77%) rispetto a chi va in auto e 6 volte più alto (0,31%) di chi sceglie l’autobus. Le città più sicure sono Aosta, Trento, Trieste, Genova, Ancona e Campobasso. Mentre sono decisamente a rischio quanti vanno in bicicletta a Potenza, L’Aquila, Torino e Napoli. C’è da considerare anche la difficile convivenza tra automobilisti e ciclisti. Alcuni sondaggi hanno accertato che il 61% degli automobilisti intervistati non sopporta che i ciclisti circolino in mezzo alla strada mentre, per un 58%, accusa la mancanza di attenzione e il fatto che sbuchino senza guardare. Il 44% degli intervistati fa notare che spesso i ciclisti non usano segnalatori come faretti o catarifrangente durante le ore notturne, infine il 40% punta il dito sul loro cambio improvviso di direzione, che minaccia la sicurezza sulle strade. Insomma, c’è ancora molto da fare per cercare di far entrare questo mezzo nell’uso quotidiano della nostra vita. A questo proposito è intervenuto anche il Premier Monti che in una recente dichiarazione ha confessato di essere stato un appassionato cicloamatore: «Conosco le problematiche che devono affrontare coloro che utilizzano la bicicletta per muoversi, – ha continuato il Presidente del Consiglio – soprattutto nelle grandi città. La bicicletta è un mezzo di trasporto “intelligente”, sia dal punto di vista dell’impatto ambientale, sia a livello economico, dato che riduce sensibilmente i costi legati alla mobilità urbana, sia, aspetto non meno rilevante, per la salute degli individui». Ma nonostante le indubbie difficoltà di penetrare in un mondo governato dalle lamiere, andare sulle due ruote, oltre ad essere un piacere è anche un prezioso alleato per la nostra salute. Andare in bicicletta, infatti, contribuisce a potenziare i muscoli e ad aiutare il cuore. Inoltre, al contrario di ciò che si pensa, non stimola solo la potenzialità dei quadricipiti e dei polpacci. Viene migliorata tutta la muscolatura del corpo a causa dell’impegno profuso per mantenere la postura corretta dalle spalle agli addominali. Naturalmente come per ogni altra attività sportiva, prima di affrontare l’impegno fisico delle due ruote, è importante avere delle precauzioni: e quindi meglio non esagerare, soprattutto all’inizio. Bisogna sempre ascoltare il proprio corpo. E soprattutto, prima di affrontare sforzi eccessivi, è sempre opportuno rivolgersi al proprio medico di fiducia.