Alphaville Cineclub propone, dal 16 al 20 maggio 2012 nella sua sede di Via del Pigneto 283 dalle ore 21.00, la rassegna “Ingrid Bergman, orgogliosamente imperfetta”, selezione monografica curata ed introdotta da Rosario Tronnolone, redattore della trasmissione radiofonica Effetto Cinema sulle frequenze di Radio Vaticana, per omaggiare la grande attrice svedese a trent’anni dalla sua scomparsa (1915-1982).
‘Un ciclo di film per ricordare Ingrid Bergman, un’attrice dalla carriera per molti versi unica nel panorama cinematografico del ventesimo secolo, tesa a confrontarsi con le poetiche più originali e dissonanti della sua epoca. Scoperta nella nativa Svezia da Gustaf Molander, si trasferì ben presto a Hollywood, dove lavorò con Curtiz, Cukor, Milestone e Fleming e fu musa ispiratrice di Hitchcock. Restia a lasciarsi imprigionare nel cliché che Hollywood le aveva costruito addosso, la Bergman alternò ruoli di virgineo candore con altri di dolorosa abiezione, reiterando più sottilmente la cifra dell’estraneità: la nazionalità disparata dei suoi personaggi hollywoodiani (fu prevedibilmente norvegese e tedesca, ma anche francese, italiana e spagnola) serviva indubbiamente a giustificarne l’insolita pronuncia dell’inglese, ma sottolineava anche l’estraneità della donna all’ambiente circostante e la provvisorietà della sua presenza. Se dunque l’incontro con Rossellini ed il successivo Viaggio in Italia suscitarono tanto scalpore, fu perché ci si era lasciati rassicurare dalla luminosa serenità dei suoi sorrisi e non si era stati capaci di leggere tra i fotogrammi dei finali dei suoi film l’immagine ripetuta di una donna in partenza, di una donna in fuga, in treno o in aereo, a cavallo o in automobile, tesa ad un inarrestabile ricominciare. Anche Rossellini la utilizza come testimone di una alterità, e sottolinea l’estraneità della profuga nell’isola vulcanica, della moglie del diplomatico nei caseggiati romani, della turista inglese nel meridione d’Italia, della voce recitante nell’opera musicale. Il ritorno al cinema internazionale la vede impegnata con registi come Renoir, Litvak, Donen, e Lumet, fino all’ultimo film girato con il connazionale e omonimo Bergman, malinconica sonata a due voci, che si chiude con un monologo rivolto ai contorni sfumati del suo,viso riflesso nel finestrino dell’ennesimo treno.
Dalla dolente luminosità delle tormentate eroine di “Angoscia” e “Notorious”, alla durezza amareggiata della protagonista di “Stromboli”, dalla malinconia elegante di “Le piace Brahms?”, alla feroce determinazione della vendicativa eroina del dramma di Durrenmatt, fino alla dolorosa confessione di “Sinfonia d’autunno”. Sei ritratti per un’attrice dal volto di eccezionale trasparenza emotiva, eppure mai completamente raggiungibile, il cui mistero si chiude intatto e indecifrabile proprio quando sembra aprirsi alla lettura più intima. Un omaggio doveroso, a trent’anni dalla scomparsa, ad un’attrice e ad una donna di immenso talento e di fascino incomparabile.’