Dr. Edward Carter, un ricercatore di spicco nel campo delle intelligenze artificiali etiche e dei sistemi di automazione avanzata. Ha conseguito un dottorato in robotica e intelligenza artificiale presso il Pacific Institute of Technology (istituzione fittizia), dove attualmente ricopre la posizione di direttore del Dipartimento di Ricerca Avanzata sull’IA. Ha oltre 20 anni di esperienza nella progettazione e sviluppo di IA per applicazioni industriali, sociali e militari, e ha pubblicato numerosi articoli scientifici sull’impatto etico e sociale dell’automazione. Il Dr. Carter è noto per la sua partecipazione a conferenze internazionali e progetti di collaborazione con agenzie governative, per studiare l’evoluzione dell’IA e il suo impatto sui modelli di lavoro e sulla società. Siamo in collegamento Skype proprio con il dottor Edward Carter, con lui vogliamo parlare di IA e di quali potrebbero essere gli sviluppi futuri?

Grazie per l’introduzione! È un piacere essere qui. L’Intelligenza Artificiale è senza dubbio uno dei campi più affascinanti e promettenti del nostro tempo. Negli ultimi decenni abbiamo assistito a sviluppi incredibili, ma è solo l’inizio. Gli scenari futuri dell’IA possono seguire due percorsi distinti: uno utopico e uno distopico. Vorrei iniziare parlando di entrambi.

Nel migliore dei mondi, potremmo immaginare un futuro in cui l’IA non solo ci aiuta a risolvere i problemi globali, ma migliora anche la qualità della vita in modi inimmaginabili. In questo scenario, l’IA libera l’uomo dai lavori ripetitivi e alienanti, permettendogli di concentrarsi su attività più creative e sociali. Le IA avanzate potrebbero analizzare e risolvere questioni complesse come il cambiamento climatico, le pandemie, e la distribuzione equa delle risorse. In breve, l’IA diventerebbe un collaboratore essenziale per la crescita umana.

Dall’altro lato, uno scenario distopico si potrebbe verificare se non riuscissimo a governare eticamente e socialmente queste tecnologie. Se lasciata senza controllo, l’IA potrebbe portare a una società di sorveglianza pervasiva, dove ogni aspetto della nostra vita è monitorato e manipolato da algoritmi. Potremmo anche vedere una polarizzazione del potere economico e sociale, dove l’automazione e l’IA potrebbero sostituire interi settori lavorativi, lasciando milioni di persone senza occupazione. Il rischio maggiore è che le decisioni critiche potrebbero essere affidate a macchine, togliendo all’uomo il potere di scegliere il proprio destino.

Partiamo dal futuro utopico, come è possibile tale futuro? L’IA, sostituisce l’uomo nel lavoro, si occupa di tutto, l’umanità cosa farebbe e con quali fondi?

Ottima domanda! È una questione centrale quando si parla di un futuro utopico legato all’IA. Per immaginare come un futuro utopico potrebbe essere possibile, dobbiamo considerare alcuni cambiamenti radicali, non solo tecnologici, ma anche sociali ed economici.

In un futuro utopico, l’IA sostituirebbe gli esseri umani in molti lavori ripetitivi, pericolosi o usuranti. Tuttavia, questo non significa che l’uomo rimarrebbe senza nulla da fare. La chiave è come la società reagisce a questa trasformazione. Potremmo passare a un’economia in cui il lavoro umano non è più legato alla sopravvivenza economica, ma piuttosto alla creatività, all’innovazione e alle interazioni sociali. Ad esempio, molte delle attività che oggi sono considerate un “lusso” o un “passatempo” potrebbero diventare centrali, come l’arte, la musica, la ricerca scientifica e lo sviluppo comunitario.

Ma per vivere ci vogliono risorse economiche?

Un elemento essenziale in questo scenario utopico sarebbe l’implementazione di un Reddito Universale di Base (UBI). Con l’UBI, ogni persona riceverebbe una somma di denaro garantita dallo Stato, indipendentemente dal lavoro svolto. Questo permetterebbe a tutti di coprire i bisogni primari come cibo, alloggio e istruzione. L’UBI potrebbe essere finanziato in parte attraverso la tassazione delle imprese che utilizzano l’IA e i sistemi automatizzati per sostituire la forza lavoro umana. Le aziende risparmierebbero enormemente sui costi del lavoro e parte di quei risparmi potrebbe essere ridistribuita attraverso il sistema fiscale per sostenere l’UBI.

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