Un anno fa, nei pressi di Wall Street, si ritrovarono centinaia di scontenti, che uniti sotto uno stesso denominatore, formarono il movimento Occupy Wall Street. Agli Indignati americani non andava giu’ che  l’un percento della popolazione mondiale, governasse e gestisse a proprio piacimento il 99 per cento.  Gli hackers di Anonymous e quelli del movimento Adbusters, avevano infiammato le menti delle persone che si unirono al movimento. Inoltre, furono i primi a palesare una situazione di incredibile squilibrio in termini di distribuzione della ricchezza e imparzialita’, e una forte mancanza di etica nel mondo della finanza accecato dall’avidita’.  Nel giro di qualche settimana, questo malcontento crebbe in tutto il mondo, ottenendo consensi in molte altre citta’ americane, fino ad arrivare in Europa, cuore della crisi economica, inizialmente solo a stelle e strisce.

Le manifestazioni furono accorate e non risparmiarono scontri violenti con la polizia. Il centro della protesta rimase New York, dove l’accampamento di Zuccotti Park faceva da quartier generale, in pieno stile hippie. Micheal Bloomberg, il 15 novembre ordino’ lo sgombero dei ragazzi ribelli di Ocuppy Wall Street con le loro tende e che ora si vedevano di fronte, un massiccio dispiegamento di forze dell’ordine, pronte ad assalirli. I bollori rivoluzionari vennero congelati dai 142 arresti, dal freddo inverno newyorkese, e dai dissidi interni al movimento, che non seppe dare risposte concrete e proposte altrettanto solide e risolutive ai problemi da loro evidenziati. Si spero’ che con la primavera, potesse sbocciare di nuovo questo fermento, ma il sole debole di marzo, non riusci’ a sciogliere il ghiaccio.

 

Oggi, a distanza di un anno, si vorrebbe gettare del concime sulle radici del dissenso, quelle che tenevano salde le tende e che fecero nascere qualcosa di piu’ che una semplice “protesta” nel cemento arido di Wall Street.

Sono stati indetti, a tal proposito, tre giorni di manifestazioni in oltre 30 citta’americane, per non dimenticare e per ribadire che Occupypuo’ risorgere dalle proprie ceneri. Il seme di quell’idea di rivoluzione, di rivincita e di consapevolezza, credo non sia mai morto e che sia sempre vivo nei cuori del 99 percento delle persone che abitano la terra. «C’era una vorta un Re che ddar palazzo / mannò ffora a li popoli st’editto: / “Io sò io, e vvoi nun zete un cazzo”» (cit. da “Li soprani der Monno vecchio” di Giuseppe Gioacchino Belli) questo e’ quello che grida il restante un percento dall’alto della loro “Bastiglia”, in 11 Wall Street, New York, NY 10005, United States.
Per quanto ancora resisteranno?

 

 

 

GIOVANNI MARIA LEPORI