baby_clothes_the_new_generation_logo_tee_shirts-r293cac225a9d493cb2d7c47a2b2b907f_f0c6y_512Uno dei fattori che si tende a non valutare nei momenti di crisi di un Paese è la ripercussione che questa avrà sulle generazioni future, prendiamo il caso di Haiti, a tre anni dal sisma di magnitudo 7 che ha provocato oltre 250mila vittime e a coinvolto circa 4 milioni di persone, Haiti è un Paese distrutto e quelle che sono le nuove generazioni, una volta adulte, pagheranno il fio di una malnutrizione infantile, della mancanza di igiene che ha caratterizzato la loro infanzia e non ultimo della mancanza di un’istruzione adeguata.

Haiti con ogni probabilità tra trent’anni dovrà fare i conti con una generazione di adulti più debole e meno preparata di quelle precedenti, la stessa cosa potrebbe capitare all’Italia, non per un sisma ma per l’incapacità cronica e la non volontà da parte della classe politica di vedere le cose per quello che sono.

La relazione al Parlamento del Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Vincenzo Spadafora, non lascia spazio a dubbi e il Presidente del Senato, Pietro Grasso, comincia a inquadrare la situazione per quella che è realmente: “Non siamo più di fronte ad un disagio sociale; dobbiamo parlare di una vera e propria questione sociale”.

In Italia vive in povertà il 17,6% di bambini ed adolescenti, di cui il 7% in povertà assoluta, se aggiungiamo a questo resoconto anche i dati forniti da un’altra ricerca, il 6° Rapporto della Convention on the Rights of the Child, scopriamo che sempre nel nostro Paese il 32,3 % dei minori è a rischio povertà.

Queste percentuali non fanno altro che confermare il dato che emerge anche da uno studio condotto dall’Unicef “ Il benessere dei Bambini nei Paesi ricchi”; nelle tabelle di comparazione dei 29 paesi presi in esame l’Italia figura tra gli ultimi posti nel quadro riassuntivo, le uniche voci in cui non si trova in fondo alla classifica sono quelle che riguardano la sicurezza, la salute e i comportamenti a rischio.banner

Bambini sicuri, sani, ma senza un futuro, questo il destino del nostro Paese se non si metteranno in campo quanto prima strategie volte a garantire un sostegno all’infanzia che passa anche attraverso politiche di genere che favoriscano la conciliazione tra tempi di vita e tempi lavorativi.

Un programma semplice e preciso in cui il governo si deve impegnare a favorire il diritto imprescindibile di ogni minore ad avere un futuro grazie allo studio, grazie a politiche sociali di integrazione, grazie al diritto sacrosanto di ogni cittadino di avere un lavoro.

Maria Francesca Piemontese