Il gas naturale è formato da diversi composti idrocarburici, che appartengono alla famiglia degli alcani tra i quali riconosciamo il metano (formula CH4)), l’etano (C2H6), il propano (CH3CH2CH3) ed altri idrocarburi superiori. Gli alcani sono composti organici costituiti solamente da carbonio e idrogeno e appartengono alla famiglia degli idrocarburi. Una Combustione completa (in quantità sufficiente di ossigeno) di qualsiasi idrocarburo produce anidride carbonica e acqua.
La miscela del gas naturale contiene inoltre alcuni gas inerti quali l’anidride carbonica e l’azoto.. Il 70% dell’energia elettrica prodotta in Italia, viene infatti dalle centrali termoelettriche, che impiegano il metano come combustibile.
Il gas naturale rappresenta inoltre l’unica fonte di calore per la maggior parte delle abitazioni italiane. Infine, circa il 6% degli autoveicoli italiani utilizza il metano come propulsore. Per le sue caratteristiche, nel mercato energetico italiano il gas naturale rappresenta una fonte di energia non facilmente sostituibile: il metano offre infatti dei vantaggi competitivi assoluti rispetto ad altre fonti energetiche, come i combustibili solidi/liquidi, l’energia nucleare, l’energia eolica o l’energia solare. Fonti alternative di fatto quindi esistono, ma non sono ancora idonee ad essere dei perfetti sostituti.
Fino agli anni 2008-2010, l’Eni S.p.A. operava in posizione dominante: produzione a nazionale e contratti di esclusiva sull’importazione del gas naturale dall’estero. nel 2009 la quota degli ingressi riconducibili al gruppo Eni era pari al 47,9%, e rimaneva preponderante nonostante gli effetti della crisi economica e del rafforzamento dei gasdotti internazionali la quota di gas approvvigionato dal gruppo Eni per lo stesso anno saliva al 64,2%.2 Essendo una struttura verticalmente integrata, Eni aveva un forte impatto sia sulla produzione che sull’ importazione: limitando la produzione del gas naturale a livello nazionale, ad esempio, essa poteva causare un deficit nell’offerta del metano sul mercato interno, il che avrebbe determinato un aumento delle importazioni per poter coprire il fabbisogno degli acquirenti.
In questo modo Eni deteneva non solo un monopolio verticale, ma poteva gestire il mercato anche disponendo delle singole unità a livello orizzontale. Oltre alla produzione ed importazione, anche le infrastrutture principali di trasporto (si tratta di essential facilities) in gran parte saturate dal gas proveniente dai contratti a lungo termine, erano interamente sottoposte al controllo di Eni S.p.A. che, direttamente o tramite società partecipate, ne condizionava la gestione.
In Italia il gas naturale viene tradizionalmente trasportato e distribuito attraverso gasdotti ad alta pressione. Tuttavia diventano sempre più attraenti anche altri metodi di trasporto, fra cui il Gas Naturale Compresso (CNG – Compressed Natural Gas (inglese)) e il Gas Naturale Liquefatto (GNL4), tecnologie che permettono di spostare il combustibile da un punto all’altro attraverso l’impiego di camion, navi o ferrovie come vettori e questo è uno dei motivi per cui l’amministrazione Biden spinge l’Ue a misure draconiane contro la Russia, per poter rivendere il loro gas agli Europei.
Le tecnologie di trasporto fanno parte del ciclo del gas naturale: esse sono infatti alla base stessa dell’impiego di tale risorsa energetica e costituiscono un punto di riferimento per l’economicità della coltivazione dei giacimenti – modi di importazione ed è sempre la tecnologia di trasporto, intesa in senso lato, che determina il prezzo unitario del gas alla vendita.
Il trasporto del gas naturale come GNL ha costituito fino a oggi una tecnologia di trasporto la cui applicazione ha corrisposto a una condizione di nicchia, cioè a una condizione in cui, date le distanze elevate, il trasporto tradizionale via gasdotto non risultava economico. Oggi si guarda al GNL anche come a un sistema ad alta concentrazione di contenuto energetico che evita di attraversare vari paesi per arrivare in Italia e di incorrere nelle relative tariffe di transito. Inoltre, l’impiego del GNL può essere effettuato anche a livello nazionale, attraverso lo spostamento di metano liquido sul territorio su gomma, via treno e anche via mare.
Il ricorso all’altro tipo di trasporto, il CNG, permette invece di limitare l’impiego di tecnologie costose ed è particolarmente favorevole nel caso in cui la clientela sia sprovvista (per vari motivi) del gasdotto tradizionale, oppure non sia in grado di sostenere le spese della tecnologia GNL. Il trasporto del gas con la tecnologia CNG presenta un’alternativa che migliora il rapporto tra capacità volumetrica di trasporto e contenuto energetico associato. Il CNG consente di portare il gas agli utenti remoti/staccati e venderlo come tale grazie alla possibilità di veicolare il contenuto energetico del gas naturale sotto la forma compressa, diminuendone di conseguenza il volume.
Nei prossimi post analizzeremo una serie di aspetti per quanto concerne la filiera di consumo, produzione e trasporto del gas.
Nel 2020 il fabbisogno di gas naturale dell’Italia è stato di circa 70 miliardi di metri cubi di gas e di questi solo 4,1, quindi poco meno del 6% sono stati estratti in Italia, il resto è giunto dall’estero, ma da quali paesi? La maggior parte del gas che importiamo proviene dalla Russia, il 40%, nel 2021 abbiamo avuto un incremento delle importazioni provenienti dall’Algeria e con la messa in funzione del TAP (Trans Adriatic Pipeline), dall’Azerbaijan. La tabella è esplicativa.
Alcune fonti affermano che nel 2021 il gas importato dalla Russia sia stato tra il 30% e il 36%, acquistando la differenza da altri paesi (come l’Azerbaijan) a prezzi superiori. Ciò è avvenuto con Draghi presidente del consiglio, Cingolani Ministro della Transizione economica e Di Maio ministro degli esteri.
L’Italia importa settantadue tipologie diverse di greggio da ventidue paesi nel mondo. Nel 2021 ha acquistato da Mosca 5,1 milioni di tonnellate di greggio, il 10 per cento del totale importato; rispetto al 2020, il calo è stato dell’1,9 per cento e il 15% di energia elettrica da produzione nucleare; direttamente o indirettamente dai francesi. In realtà basterebbe aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili, come i tedeschi, per non acquistare più energia elettrica da produzione nucleare. Siamo il paese del sole, del vento, manca la volontà politica.
Quindi se sommiamo Gas + Petrolio, la dipendenza dell’Italia dalla Russia è tra il 40% e il 46%. Se la Russia chiude i rubinetti, l’Italia è in default economico e sarà una debacle totale per le famiglie, le imprese, per tutti. Chi ha spinto per questo scenario devastante? Putin ha sbagliato ad attaccare l’Ucraina, sono fratelli dei Russi, in realtà siamo tutti fratelli e nel terzo millennio ci dovrebbe essere amore, cooperazione, fratellanza, evoluzione spirituale. Ma chi ha agito per arrivare ad una guerra Russia Ucraina? Purtroppo gli Stati Uniti d’America con il partito Democratico, con Biden, Obama e i due Clinton: marito e moglie, Bill e Hilary. Gli USA hanno tutto da guadagnare: chiusura del South Stream 2, Crisi UE e Russia, impoverimento dei paesi dell’UE, possibile default finanziario Russia e forse di qualche paese europeo, vendita di armi all’Ucraina, soldi che i paesi dell’Ue dovranno alla Nato e agli Usa per l’invio di armi a difesa e uomini alla Nato. Ma il maggiore guadagno sarà la vendita di gas e petrolio a paesi europei, in particolare l’Italia, sostituendo totalmente o parzialmente la Russia. Quando ci sono le guerre, qualcuno ci guadagna, è l’intera umanità che ci rimette. Ma Biden ha fatto i conti senza rendersi conto che la Cina sarà ancora più forte con il legame granitico con la Russia e l’Arabia Saudita non ha voluto nemmeno parlare con Biden. Per concludere: L’Italia è a rischio default grazie a Draghi, Colao, Cingolani, il Pd italiano succursale del Partito democratico americano e Di Maio.