Sono sempre meno i fedeli in Brasile, il paese con il più gran numero di cattolici al mondo. L’inarrestabile emorragia della fede cattolica nel paese sudamericano, considerato strategico per il Vaticano, ha avuto – secondo la statistica divulgata venerdì scorso dall’Ibge, Instituto Brasileiro de Geografia e Estatistica – un calo record. Tra il 2000 e il 2010 il numero di cattolici si è ridotto del 12%, mentre quello degli evangelici è cresciuto del 44%. Quello di Rio de Janeiro – dove papa Ratzinger verrà nel 2013 a celebrare la Giornata mondiale della gioventù – è lo stato meno cattolico del Brasile. Sono fedeli alla chiesa 123,3 milioni di brasiliani, mentre gli evangelici raggiungono i 42,3 milioni.
In soli cinquanta anni, i cattolici – rivela la statistica Ibge – sono passati dal 93,1 al 64% della popolazione brasiliana che supera i 190 milioni di persone. Aumenta anche il numero dei brasiliani che si dichiarano di non avere una fede, mentre rimane stabile la percentuale dei seguaci delle religioni afro-brasiliane.
Il successo evangelico – secondo la sociologa francese dell’Ecole des hautes etudes en science sociales, Barbara Serrano, la quale per motivi di ricerca si è infiltrata per 6 mesi in una delle cellule dell’Igreja universal do reinho de Deus a Rio de Janeiro – deriva dal fatto che l’organizzazione agisce nelle situazioni sociali più degradate, dove i pastori protestano contro l’esclusione sociale, ma non in termini rivoluzionari. “Direi più come un sistema d’auto aiuto e sempre seguendo i valori di una società capitalista” afferma la sociologa. I rappresentanti evangelici incitano i fedeli all’autostima, elemento non indifferente per resuscitare l’ego di un brasiliano che vive in miseria. I dati dell’Ibge danno ragione a Serrano, poiché mostrano che le religioni di origine pentecostale sono quelle che possiedono il maggior numero di fedeli (63,7%), con reddito procapite inferiore a un salario minimo (243 euro). Al secondo posto si trovano i cattolici, con il 59,2% dei fedeli.
“Hanno fatto dei danni tremendi alla chiesa brasiliana”, afferma l’esperto brasiliano in ecumenismo, Marco Lucchesi, riferendosi al revisionismo conservatore di papa Karol Wojtyla, il quale inviò negli anni Ottanta l’ex prefetto del Sant’Uffizio Joseph Ratzinger a rimuovere dalla gerarchia ecclesiastica brasiliana. e nel resto dell’America Latina, i rappresentati di quello che è considerato fino ad oggi il più grande movimento cattolico di base: la Teologia da Libertação. Il progressivo allontanamento della chiesa dalla base – secondo Lucchesi – aprì una breccia alle pragmatiche sette evangeliche non solo in Brasile, ma nel resto dell’America Latina, dove il Vaticano perde sempre più adepti. Oggi gli evangelici in Brasile possiedono la più grande lobby politica; senza il loro sostegno politico, né Inacio Lula da Silva, né Dilma Rousseff avrebbero mai potuto raggiungere la presidenza.