Roma è in piena campagna elettorale a breve infatti ci saranno le elezioni del “nuovo” sindaco, impossibile non notarlo la città è tappezzata di manifesti più o meno tutti uguali, facce rassicuranti, sfondi anonimi, frasi ad effetto, tutto sembra giocarsi in queste ultime settimane, convegni, incontri, promesse, ma come si preparano i candidati in questi febbrili momenti? Difficile rispondere a questa domanda, ma forse qualche consiglio, non sempre politicamente corretto, glielo possiamo dare attingendo ad un passato remoto, ma più attuale che mai.
Quando Marco Tullio Cicerone si presentò come candidato per le elezioni al consolato del 63 a.c., elezioni che poi vinse, il fratello Quinto scrisse per lui un manualetto di campagna elettorale, “Commentariolum Petitionis”, in cui in maniera molto pratica e a tratti cinica gli suggeriva alcune strategie per ingraziarsi i favori dei potenziali elettori, incredibile come questi consigli sembrino rispecchiare il comportamento di alcuni dei nostri candidati, che non l’abbiano già letto?
In primis, Quinto candidamente sostiene come sebbene le doti naturali siano importanti nei momenti precedenti un’elezione “l’arte del fingere” possa prevalere, incalza, poi, ricordando l’importanza dell’eloquenza e la necessità di affrontare ogni dibattito con piena preparazione come quando si deve vincere una causa.
Una volta fatte proprie queste semplici regole il futuro candidato dovrà preoccuparsi di rendere noti il numero e il “genere” dei suoi amici e allargare la loro cerchia, sottolineando come il loro sostegno sarà il modo più facile per creare un sodalizio che una volta in carica verrà riconfermato da un mansione ben definita.
Mansione però che verrà riservata solo agli amici più intimi, durante le elezioni, infatti, il nome di amici ha un’estensione più ampia, che una volta terminato il periodo elettorale andrà ridimensionata.
Ma tornando ai nuovi amici da campagna elettorale, per primo, come è ovvio bisognerà indirizzare le proprie attenzione verso le persone più influenti, con la “massima sollecitudine”, andando personalmente da loro, mandandogli dei messaggi, attraverso loro sarà infatti più facile occuparsi poi di tutta la città.
Bisognerà, inoltre, aver presente bene tutta la mappa della città così da essere sicuri che in ogni quartiere si abbia un sostegno sufficiente e se non lo si ha, fare in modo di ingraziarsi gli esponenti di spicco della zona, ricordandoli per nome, allineando le proprie idee alle loro, rendendoli partecipi e protagonisti di questo progetto.
Una volta ampliata la propria rete di conoscenze e garantita la devozione degli amici bisognerà cominciare ad accattivarsi i denigratori o gli avversari capendo per prima cosa la causa del loro atteggiamento e comportandosi di conseguenza.
In campagna elettorale sarà poi fondamentale la presenza, l’assiduità, che porterà il candidato al costante contatto con molteplici persone verso le quali si dimostrerà sempre attento e lusinghiero, un buon candidato deve essere in grado di cambiare e adattarsi alle disposizioni d’animo di chiunque incontri e soprattutto dovrà sempre ricordarsi che “l’espressione del volto è la porta dell’anima” .
Per quanto concerne le richieste fatte dagli elettori durante la campagna elettorale un buon candidato dovrà, quando le promesse sono facili da attuare, dimostrare che le farà con impegno e volentieri, quando invece sono infattibili evitare di rispondere.
Infine, una campagna elettorale fatta bene dovrà essere in grado di far nascere sospetti sugli altri candidati e nello stesso tempo dovrà far credere a tutti gli elettori che se non apporterà diretti favori alla loro categoria, quantomeno non li danneggerà.
M.F. Piemontese