Il mondo della ristorazione romana e laziale, senza giudizi di valore, ma solo con la descrizione di pietanze e vini che i vari locali propongono e le storie che li caratterizzano, è l’ultima edizione della “Guida ai ristoranti di Roma” edita da Repubblica. Nel tempo la pubblicazione si è evoluta e da una ricerca sui cuochi è diventata una proposta di cuochi, che ora ne sono i protagonisti insieme ai luoghi deputati alla cultura gastronomica regionale.
980 pagine, 2675 recensioni, 460 novità, rispetto al 2011, tra ristoranti, pizzerie, botteghe del gusto, locali notturni, pub, negozi gourmet e trattorie etniche.
Oltre 60 ricette dei migliori chef, 100 cantine in evidenza, un glossario con i termini legati alla tradizione gastronomica romana e oltre 100 pagine di mappe per orientarsi nella città e nel Lazio, la rendono preziosa per tutti i buongustai.
Le novità di quest’anno sono tante: la “sezione Tradizione nel Piatto”, un viaggio tra le specialità della cucina romana e i migliori indirizzi in cui gustarle; un minidizionario “Aromi e Spezie”, gli ingredienti più usati dai cuochi per rendere i propri piatti originali; la sezione”Ristorante del cuore”, una mappa degli indirizzi gastronomici più apprezzati dai proprietari dei ristoranti recensiti dalla guida e infine una sezione dedicata agli aperitivi e al dopocena “Segreti dei Coktail” nella quale i barman svelano la composizione delle bevande simbolo dei loro locali. Rinnovata inoltre la sezione “Mercati Rionali”, con i particolari segreti dei luoghi e prodotti cari ai migliori chef cittadini e regionali. Insomma la guida mette in risalto tutta la cultura agroalimentare della città, rivelandone e comunicando la grande qualità di cui è colma la storia della nostra cucina. Si può quindi sostenere, senza tema di smentita, che a Roma non esiste solo il patrimonio storico-archeologico, ma anche una eccellente offerta enogastronomica, che è il corredo culturale principe anche per i turisti, creando un’identità complessiva della Capitale, così famosa e amata nel mondo.

di M.G. Ardito