La ridefinizione delle modalità di supporto alle rinnovabili e all’efficienza, se gestita male, rischia di mettere in ginocchio un settore che, in controtendenza con la crisi, conta 100mila posti di lavoro e che ha coperto il 26% della produzione elettrica nazionale nel 2011. È l’allarme lanciato dagli Stati generali delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, che si sono riuniti a Roma per presentare le proposte di modifica ai Decreti Legge sulle rinnovabili e sul quinto conto energia in vista della Conferenza Stato-Regioni. Secondo le oltre 20 associazioni del settore, le proposte di decreti inviate alle Regioni, fotovoltaico e rinnovabili elettriche sono da considerarsi inadeguate e fortemente penalizzanti, mentre c’è anche preoccupazione per il terzo decreto, quello sulle rinnovabili termiche, non ancora emanato e che gli Stati generali chiedono che passi attraverso il confronto tra Governo e associazioni. Queste ultime, intanto, hanno condiviso le proposte di emendamento ai primi due Decreti. Tra le richiesta c’è che vengano emanati rapidamente, previa consultazione con le parti interessate, sia il decreto sulle rinnovabili termiche atteso da settembre sia la definizione degli obiettivi dei certificati bianchi al 2020, che quelli relativi alla definizione delle norme per l’immissione in rete e la promozione del biometano, importante soprattutto per il settore dei trasporti. Sull’elettrico, a preoccupare è la burocrazia: unanime è la richiesta di abbandonare il sistema dei registri e dei limiti annui allo sviluppo delle diverse tecnologie, da sostituire con un meccanismo di riduzione della tariffa che si autoregoli in funzione del volume di installazioni. Per quanto riguarda il fotovoltaico, la richiesta è di tornare al limite di 7 miliardi, già indicato nel quarto conto energia. Per accompagnare il passaggio al nuovo regime si chiede inoltre un periodo transitorio di tre mesi dalla data di raggiungimento del limite di spesa previsto.