Il fenomeno dell’internazionalizzazione delle banche e’ strettamente connesso a quello delle industrie e dell’affermarsi della politica della Global value chain. Quest’ultima, si basa su una ricerca del minor costo di produzione, trasferendo parte dell’attivita’ della filiera produttiva nei Paesi dove le remunerazioni sono basse.

Per spiegare meglio la globalizzazione degli istituti di credito, facciamo riferimento al caso italiano. Agli inizi degli anni ’90 la produzione inizia ad affacciarsi ad Est, data la vicinanza geografica, l’elevate dotazioni di capitale umano e il basso costo del lavoro. Allora, gli istituti bancari, iniziarono a percepire che si sarebbero potute concretizzare delle buone opportunita’ di crescita ed aumento delle quote di mercato, e decisero di seguire gli imprenditori italiani. Il loro apporto fu sostanziale, infatti, si configurava come “guida” per i nuovi clienti che fossero intenzionati ad entrare nei nuovi mercati presieduti dal gruppo bancario, e un punto fermo per gli imprenditori gia’ insediati.Sace-e-Veneto-Banca-finanziano-internazionalizzazione-delle-imprese

Le banche, sceglievano l’area dove internazionalizzarsi, attraverso tre passaggi fondamentali:

  • Stabilivano il grado di delocalizzazione della produzione in Est Europa (nel caso del nostro esempio) e verso quale Paese, in particolare, si dirigeva la delocalizzazione.Quindi, si misurava l’intensita’ di lavoro delocalizzato nei distretti industriali provinciali. In seguito, calcolavano l’indice di presenza dei distretti in una determinata provincia attraverso il rapporto: Xi= (addetti industriali nei distretti della “Provincia i”)/(addetti industriali totali della “Provincia i”)

Questo rapporto descriveva numericamente il livello di concentrazione di industrie in una determinata provincia, che determinava il livello di profittabilita’ per l’istituto bancario.  Per concludere il processo, venivano scelte le provincie con piu’ alto Xi , si parlava di delocalizzazione, se le esportazioni dell’est Europa erano superiori al 10% di quelle mondiali. Mentre le esportazioni del Paese scelto nell’est Europa, doveva registrare una percentuale superiore il 12,5%.

  • Le banche, mapparono la presenza dei loro gruppi, considerando ciascun Paese presieduto.

 

  •  Si procedeva con l’analisi econometrica per stabilire l’impatto del sovrapporsi dei legami presenti sul territorio e le conseguenti risonanze nel Paese di origine. L’aumento delle quote di mercato, si verificava soprattutto dove c’era una delocalizzazione piu’ significativa. Correlatamente, le banche avevano l’oppurtunita’ di sfruttare l’ampliamento delle quote, facendo valere la loro presenza sul luogo.

 

Riassumendo il concetto, l’internazionalizzazione delle banche e’ un fenomeno, di ampliamento dei mercati presieduti e del portafoglio clienti, che si concretizza con la presenza  attiva in un paese estero. La globalizzazione e l’aumento dell’integrazione commerciale hanno inciso fortemente nella scelta delle banche di seguire le dinamiche internazionali. In un’ottica globale e’ impossibile tenere gli occhi solo sul proprio pezzo di giardino.

 

 

 

GIOVANNI MARIA LEPORI